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A Palazzo Chigi per il rientro delle tele di Castelvecchio

Tosi va da Renzi
«I quadri rubati
a casa entro luglio»

Il sindaco Tosi e il premier Renzi
Il sindaco Tosi e il premier Renzi
Il sindaco Tosi e il premier Renzi
Il sindaco Tosi e il premier Renzi

Il diktat, frutto di frenetici colloqui fra Roma e Kiev nel tardo pomeriggio di ieri, stavolta è duplice. I 17 quadri rubati al museo di Castelvecchio il 19 novembre scorso e ritrovati in Ucraina il 6 maggio, oltre due mesi fa, dovranno rientrare a Verona entro la fine di luglio. E alla cerimonia per la restituzione e il ricollocamento delle tele al museo veronese vuole essere presente, con il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko, il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Per questo, nei prossimi giorni, ci saranno frequenti contatti fra la presidenza del Consiglio e la presidenza dell’Ucraina, per fissare una data tenendo contro dei rispettivi impegni.

A PALAZZO CHIGI. È questo il risultato dell’incontro di ieri del sindaco Flavio Tosi a Roma, a Palazzo Chigi, sede della presidenza del Consiglio dei ministri, in cui opera fra gli altri Luca Lotti, il braccio destro di Renzi, al Governo e anche nel Pd di cui il presidente del Consiglio è segretario nazionale. Lo stesso Renzi, lo ricordiamo, aveva incontrato nei giorni scorsi Poroshenko e fra l’altro avevamo parlato della restituzione dei dipinti, rimasti circa un mese esposti al museo Khanenko, di Kiev, con grande successo di visitatori.

Dopo numerose telefonate fra Roma e l’Ucraina ieri dunque è stato compiuto un altro passo verso il tanto sospirato ritorno dei quadri, rubati il 19 novembre scorso con rapina a mano armata. In quello che è stato definito il «furto del secolo», relativamente a opere d’arte. Non sono mancati momenti di forte perplessità e anche un certo nervosismo, in città, per il protrarsi delle permanenza in Ucraina. Anche se Tosi ha sempre mantenuto vivo, anche con una visita a Kiev, il contatto con Poroshenko, a cui fra l’altro ha annunciato di voler attribuire la cittadinanza onoraria di Verona. Quale segno di riconoscimento alle autorità e alle forze di polizia ucraine per il ritrovamento delle opere.

IL TESORO DI VERONA. E qui ricordiamo quali sono le 17 tele trafugate da Castelvecchio: di Antonio Pisano detto Pisanello la Madonna col bambino, detta Madonna della quaglia; di Jacopo Bellini il San Girolamo penitente; di Andrea Mantegna la Sacra Famiglia con una santa; di Giovanni Francesco Caroto il Ritratto di giovane con disegno infantile; di Giovanni Francesco Caroto il Ritratto di giovane monaco benedettino; di Jacopo Tintoretto la Madonna allattante, poi il Trasporto dell’arca dell’alleanza, il Banchetto di Baltassar, il Sansone e il Giudizio di Salomone; della “Cerchia” di Jacopo Tintoretto il Ritratto maschile; di Domenico Tintoretto il Ritratto di Marco Pasqualigo; della Bottega di Domenico Tintoretto il Ritratto di ammiraglio veneziano; di Peter Paul Rubens la Dama delle licnidi; di Hans de Jode il Paesaggio e il Porto di mare; di Giovanni Benin il Ritratto di Girolamo Pompei.

CONTO ALLA ROVESCIA. A dire la verità è da un pezzo ormai che Verona non vede l’ora di riavere il suo patrimonio, ma stavolta si può dire che parte il conto alla rovescia, per il rientro dei dipinti. Questione di date, di agende di Renzi e di Poroshenko. Sperando che queste agende, certamente fitte, abbiano davvero una riga bianca, e coincidente, fra i due presidenti. Perché Verona non può aspettare ancora.

Enrico Giardini

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