<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Tenta di uccidere la moglie a letto

L’ingresso dell’appartamento al piano rialzato dove si è consumata la tragedia familiare FOTOSERVIZIO DIENNEVia  Aldrighetti a Soave: un uomo è stato arrestato per tentato omicidio mei confronti della moglie
L’ingresso dell’appartamento al piano rialzato dove si è consumata la tragedia familiare FOTOSERVIZIO DIENNEVia Aldrighetti a Soave: un uomo è stato arrestato per tentato omicidio mei confronti della moglie
L’ingresso dell’appartamento al piano rialzato dove si è consumata la tragedia familiare FOTOSERVIZIO DIENNEVia  Aldrighetti a Soave: un uomo è stato arrestato per tentato omicidio mei confronti della moglie
L’ingresso dell’appartamento al piano rialzato dove si è consumata la tragedia familiare FOTOSERVIZIO DIENNEVia Aldrighetti a Soave: un uomo è stato arrestato per tentato omicidio mei confronti della moglie

È una di quelle tragedie annunciate. Anni di litigi furibondi, e anche di mani alzate.

Fino all’epilogo della notte tra domenica e lunedì, quando il marito ha tentato di ammazzare la moglie sorprendendola nel sonno.

Lei ha passato la notte nella sala operatoria di otorinolaringoiatria dell’ospedale di Borgo Trento, se la caverà. Lui è stato portato in carcere a Montorio con l’accusa di tentato omicidio. Due i testimoni dell’accaduto: i figli più piccoli della coppia, 11 e 14 anni. Uno di loro con un grave handicap. C’è anche una terza figlia che ha 22 anni ed abita da un’altra parte.

IL FATTO. Erano circa le 3.30 della notte quando i residenti di una delle palazzine del complesso popolare monsignor Aldrighetti a Soave sono stati svegliati dalle urla.

Al piano rialzato, dove abitano da circa otto anni Anna Frigerio e Massimo Olivieri, 55 anni, l’uomo ha tentato di ammazzare la moglie.

L’ha sorpresa nel sonno. L’ha colpita con martellate alla testa. I colpi non l’hanno stordita, quindi la donna ha tentato di scappare, urlando ed è andata verso la cucina.

Lì l’uomo l’ha raggiunta, ha afferrato prima una pentola e ha colpito di nuovo Anna alla testa, poi un coltello e l’ha colpita svariate volte. Anna ha tentato di difendersi, lo testimoniano le numerose ferite alla mani. Un paio di fendenti l’hanno colpita al collo, ma per fortuna non hanno reciso carotide e giugulare. La donna aveva anche una ferita alla testa.

L’ALLARME.La colluttazione, le grida hanno svegliato i ragazzini che a loro volta terrorizzati hanno iniziato ad urlare. Qualcuno di loro ha aperto la porta di casa e chiesto aiuto ai vicini.

Sono stati loro a chiamare i carabinieri. Dalle finestre della caserma di Soave si vedono le finestre della casa della tragedia, la cucina e una camera da letto danno proprio sulla caserma. A separare i caseggiati un piccolo fazzoletto d’erba recintato.

I vicini sono scesi dalle scale, guardato dentro casa. Massimo era lì sporco di sangue, sua moglie in una pozzanghera di sangue.

I VICINI. «Sono stato svegliato dalle urla dei ragazzini e ho detto a mia moglie vado a vedere», dice Roberto Venturi, «lei non voleva. Un paio di anni fa ho avuto un infarto, temeva per me. Ma non potevo non andare. Erano grida disumane. Ho visto il sangue ovunque. Sembrava di essere in un macello. Poi sono arrivate ambulanze, carabinieri». Sul posto infatti sono andate l’automedica dell’ospedale di San Bonifacio e l’ambulanza della Croce Verde di Colognola ai Colli.

«Ho visto che portavano via Anna, aveva il volto fracassato, sembrava poverina che avesse avuto un incidente stradale. Ho avuto paura che morisse», racconta Elisabetta Colle, un’altra vicina.

«Purtroppo temevamo che questa storia finisse così. Non era la prima volta che Anna veniva picchiata. Qualche tempo fa mi aveva detto che non ne poteva più, che non ce la faceva più. Era Massimo a mantenere la famiglia, lavora come tornitore in un’azienda locale e dicono che sia anche bravo nel suo lavoro. Lei stava a casa, soprattutto per accudire il figlio quattordicenne che di recente ha subito anche un intervento molto invasivo e adesso aveva i tutori alle gambe. Ha bisogno di assistenza continua, quindi Anna un lavoro non ce l’aveva». E Massimo il lavoro l’aveva perduto a luglio. Anna voleva separarsi, pare, e questa forse la causa dell’ennesima violenza.

E neanche un’automobile avevano i due. Massimo andava sempre a lavorare in bicicletta e portava a casa la spesa, sempre con la bicicletta. Le loro due ruote ieri mattina erano nella griglia per le biciclette, disposte in maniera ordinata. La casa della tragedia non è stata sequestrata. Ieri mattina sul posto sono tornati i carabinieri della Sezione investigativo scientifica, come testimoniano i residenti. «Erano quelli che si mettono le tute e sono andati a vedere la casa», aggiungono i vicini di casa, «hanno indossato dei calzari, il sangue era dappertutto, poveretta Anna, mi domando come sia potuta sopravvivere a una furia simile».

Alessandra Vaccari

Suggerimenti