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Le voci degli insegnanti veronesi

Studenti e prof in isolamento, la ripartenza della scuola è stata in «didattica mista»

Studenti in didattica a distanza
Studenti in didattica a distanza
Studenti in didattica a distanza
Studenti in didattica a distanza

Il ritorno in classe è nel segno della didattica a distanza. Non perché si sia deciso di «chiudere» i plessi – al rientro dalle vacanze non ci sono classi in quarantena non essendoci stati, per ovvi motivi, contatti fra i ragazzi in aula – ma perché negli ultimi giorni le scuole sono state sommerse dalle richieste di Dad da parte dei genitori di studenti positivi al Covid o bloccati a casa perché contatti stretti. Così la maggioranza degli insegnanti veronesi ieri mattina è tornata in cattedra lavorando in didattica mista, o per meglio dire didattica digitale integrata: in presenza con la maggior parte degli alunni e collegati in Dad con gli studenti costretti a casa. Si può fare, anche se non tutti ci metterebbero la firma.

«È stato un rientro impegnativo, perché la maggioranza delle classi ha lavorato in didattica mista. Non è stata una situazione diversa da quel siamo abituati da tempo. Per chi ha l'anno scolastico suddiviso in trimestre e pentamestre, questo è un periodo di recuperi e ripassi che permette di lavorare bene anche a distanza», commenta Daniela Galletta, insegnante di inglese. Cinque ore di scuola, di cui tre in didattica mista per Marco Gavioli, insegnante di italiano e storia, nel primo giorno di scuola dopo la pausa natalizia. «Il paradosso», dice, «è che abbiamo manuali di pedagogia che sconsigliano le lezioni frontali, ma in didattica mista diventano praticamente inevitabili, perché intavolando un dibattito è più difficile coinvolgere i ragazzi collegati da remoro. La soglia di attenzione cala più facilmente a distanza».

Emanuele Amaini, che insegna italiano e latino, spiega che «le assenze causa quarantene e Covid riguardano il 4-5% del personale e il 10% circa degli studenti, con una media di tre o quattro studenti in Dad per classe. Dalle notizie degli ultimi giorni, pensavo peggio, invece le cifre sono simili a quelle dei periodi di normale influenza. Dal punto di vista didattico non è cambiato molto rispetto alle ultime due settimane di scuola a dicembre, che già ci avevano abituato alla Ddi».

La modalità mista più complessa da gestire è quando la classe è divisa a metà: metà studenti in presenza e metà a distanza, con una didattica che, quindi, deve risultare utile allo stesso modo a entrambi i gruppi, sottolinea Eugenio Poli, professore di italiano, storia e geografia, che privilegia «l'utilizzo della Lim in modalità presentazione, con mappe concettuali e schemi. L'attenzione va mantenuta alta, perciò cerco di essere il più interattivo possibile. Se ci sono dei testi da leggere o tradurre ad alta voce, chiedo di farlo agli studenti collegati da remoto».

Molto diverso alla primaria, dove, peraltro, i bambini costretti a casa si collegano solo per alcune ore di lezione e non per tutta la mattinata, come avviene per i compagni più grandi. «La maestra ha il computer collegato alla lavagna interattiva e un altro portatile con una videocamera che per motivi di privacy deve inquadrare solamente lei, non la classe», spiega Valentina Gottardi, insegnante alla primaria. «Di fatto deve giostrarsi fra i presenti e i collegati a distanza, riepilogando quel che è stato fatto nell'ora precedente se il collegamento è previsto dalla seconda ora. Anche la lezione va preparata tenendo conto di questo aspetto. Ma la parte più faticosa riguarda la questione della privacy, perché un bambino collegato a distanza è sempre affiancato da un adulto»

Laura Perina

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