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Bufera sulla decisione del presidente

Sospensione ai medici No Vax. «Le Ulss non seguano Zaia»

Il governatore Luca Zaia
Il governatore Luca Zaia
Il governatore Luca Zaia
Il governatore Luca Zaia

«Congelata» la sospensione dei medici che rifiutano di vaccinarsi. Il governatore Zaia venerdì, alla vigilia della deadline annunciata entro cui gli irriducibili avrebbero dovuto adeguarsi, pena l’impossibilità di lavorare, ha affermato di non poter dare corso alle «sospensioni» previste al decreto 44/2021 perché ciò rischierebbe di mandare in crisi l’operatività degli ospedali.

 

Un’esternazione che, inevitabilmente, ha scatenato una bufera, non solo politica. «Non si tratta di ledere il principio della libertà dell’individuo, che rimane sancito dalla nostra Costituzione, ma di salvaguardare la salute pubblica quale primario bene comune», tuona il Portavoce dell’Opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni, che invita il presidente Zaia a prendere una posizione chiara.

 

Il Dl covid, peraltro, non lascia spazio ad interpretazioni o a soluzioni alternative riguardo l’obbligo per gli operatori sanitari di sottoporsi alla vaccinazione, a meno di specifiche condizioni cliniche documentate. Superati i termini previsti, il 31 dicembre 2021, l’Asl accerta l’inosservanza e la comunica all’interessato, all’Ordine di riferimento e al datore di lavoro.

 

«In assoluto non esiste l’obbligo vaccinale», aggiunge Lorenzoni, «ma è chiaro che chi lavora a stretto contatto con i più fragili, siano dipendenti di una Ulss, di un’Azienda ospedaliera, di una Rsa o di cliniche private, è tenuto a prendersi delle responsabilità a tutela del prossimo».

 

Parla di parole «gravi», in riferimento a quelle del presidente Zaia, la segretaria di Fp Cgil Veneto. «La deroga da parte di un presidente di Regione all’applicazione di una norma nazionale presuppone che l’apparato tecnico, a cui è affidata l’esecuzione, si assuma più di qualche responsabilità in ambito civile e penale», rincara Sonia Todesco.

 

«In primis nel non comunicare agli Ordini Professionali i nominativi dei sanitari che non hanno assolto l’obbligo vaccinale. In secondo luogo le aziende sanitarie, mantenendo in servizio il personale non vaccinato, anche se pur protetto con misure straordinarie, dovrebbero assumersi responsabilità enormi di fronte al contagio del lavoratore o al primo caso di paziente contagiato da personale non vaccinato», prosegue la segretaria, augurandosi «che le aziende sanitarie non seguano la strada indicata da Zaia, che ha già aperto il malcontento tra i sanitari che, qualche volta anche malvolentieri, hanno invece aderito e stavano aderendo alla vaccinazione, facendosi carico di un grande gesto di responsabilità sociale. In questo momento le parole devono essere chiare e senza equivoci a tutela dei lavoratori e dei pazienti», conclude Todesco, «che non capirebbero perché per entrare al bar serve il Green Pass mentre in ospedale possono venire a contatto con personale non vaccinato». •.

 

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Elisa Pasetto

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