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ARRIVI A PORTA NUOVA

Sos profughi in stazione. Tredici consigliere comunali ucraine ospitate tra ostello e hotel

I profughi ucraini a Porta Nuova (Foto Marchiori)
I profughi ucraini a Porta Nuova (Foto Marchiori)
L'arrivo dei rifugiati ucraini a Porta Nuova (foto Marchiori)

Arrivano pezzetti di gruppi familiari. Donne stremate da giorni di viaggio, con i figli piccoli in braccio. Hanno lasciato le loro case con una valigia ridotta, per una destinazione sconosciuta. Sono i nuovi profughi, quelli che scappano dalla guerra, quelli per cui a livello burocratico ancora non esiste una catalogazione e di conseguenza un aiuto protocollato, standardizzato. Loro stesse hanno raccontato di essere scappate da quel caos di morte ed incertezza, verso la Romania o la Polonia, da dove poi le hanno indirizzate a Monaco e da lì, di nuovo con un biglietto in mano pagato, messe sul treno che dal Brennero arriva a Verona.

In queste notti, in cui l’inverno non sembra cedere il passo alla primavera, ad accorgersi di loro sono stati dei sindacalisti, quelli della Fit Cisl trasporti che hanno l’ufficio nei pressi del primo binario della stazione di Porta Nuova. Hanno visto quei piccoli gruppi di persone, che non potevano andare in bagno perché dalle 21 sono chiusi e sono comunque a pagamento e non potevano stare che per terra sulle pensiline, in attesa che arrivasse il mattino per partire di nuovo chi verso Milano, chi verso Roma, chi addirittura a Lisbona. A raccontare la storia di queste persone è  Malina Dancau, sindacalista della Cgil-FIlt: «Vedevamo queste persone, apparentemente dell’Est e così abbiamo cercato un’interprete e ci siamo fatti spiegare», dice la donna, «arrivano alla spicciolata, di solito di sera, ma c’è anche chi arriva al mattino, e poi aspettano i treni per Roma, Napoli. Il fatto è che di sera non sanno dove trovare riparo. Abbiamo contattato la prefettura e anche la Ronda della Carità e la Protezione civile. Nel frattempo abbiamo ottenuto di poter mettere un tavolo nella nostra sede e di distribuire loro un poco di tè caldo, e abbiamo portato delle coperte».

Purtroppo si sta concretizzando quello che si temeva. Molti ucraini scappano, alcuni hanno contatti, parenti o amicizie, e arrivano in Italia, ma poi restano soli perché chi arriva per conto proprio fa fatica a trovare accoglienza. «Qualcuno di loro ci ha detto che voleva tornare in Polonia, perché sono meglio organizzati. In Germania ad alcuni avevano fatto credere che arrivati da noi sarebbero stati a posto, ma non è così».

 

Le consigliere ucraine Il Comune si sta organizzando per dare la migliore accoglienza alle donne in fuga
Le consigliere ucraine Il Comune si sta organizzando per dare la migliore accoglienza alle donne in fuga

 

L’accoglienza di migliaia di persone non può essere autogestita. Lo sa bene il Comune di Verona che si sta organizzando. Nelle scorse ore sono arrivate le consigliere comunali di alcuni paesi. Sono donne con bambini, con le nonne al seguito in alcuni casi. Per ora, 9 sono state portate all’ostello di via Santa Chiara, 4, quelle con i figli più piccoli in un hotel per fare in modo che avessero un bagno privato. I loro tamponi sono risultati tutti negativi, ma debbono stare in quarantena. L’assessorato ai servizi sociali si sta adoperando per evitare che questi piccoli nuclei finiscano in un Cas e sta cercando dei mini alloggi per loro.

Oggi intanto ci sarà la conferenza dei capigruppo per sondare la disponibilità dei consiglieri per una sorta di adozione, visto che si tratta di arrivi spontanei, ed in alcuni casi magari non destinati ad una lunga permanenza a Verona. Qualcuna di queste persone ha parenti e conoscenze altrove. Ci sono anche le brutte sorprese di chi, con amicizie virtuali da social si è sentito dire di arrivare a Roma che sarebbe stata ospitata ed invece, arrivata in Italia ha avuto l’amara sorpresa di un intoppo, vero o falso, di contagi da Covid in famiglia e quindi nessuna possibilità di essere ospitata. C’è chi arriva con contante e si può permettere di proseguire il viaggio, pagandolo, in aereo da Milano a Lisbona, e chi invece una volta arrivato a Verona non ha nemmeno i soldi per un panino. Il caos è totale e gli arrivi sono destinati ad aumentare. Secondo le stime di Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati le persone in fuga si stimano siano oltre 12 milioni. Hanno bisogno di tutto: di generi di prima necessità, di coperte, di cibo, di medicine; lo stesso dicasi per i rifugiati che si trovano nei paesi vicini.

Alessandra Vaccari

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