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Terribili giorni in quarantena

Sofia, studentessa positiva al Covid a Malta: «Un incubo. Mi sono sentita sola»

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Sofia Micheletti al suo arrivo a Verona
Sofia Micheletti al suo arrivo a Verona
Sofia Micheletti al suo arrivo a Verona
Sofia Micheletti al suo arrivo a Verona

Arrivata a casa, ieri mattina alle 6.30, ha alzato le braccia e fatto il segno di vittoria con le dita. E per la veronese Sofia Micheletti, 18 anni, studentessa delle Stimate, quella di ieri è stata davvero una giornata vittoriosa. È tornata a casa dopo essere stata isolata prima in un hotel di Malta, quindi in uno di Roma. Un’esperienza bruttissima, come sottolinea la ragazza, non tanto per i sintomi del Covid che sono tuttora sotto controllo, ma per l’incertezza in cui ha vissuto da inizio luglio, quando era iniziata la sua permanenza studio all’estero assieme ad altri giovani interessati a vivere questa esperienza.

«Ero arrivata a Malta il 4 luglio per un viaggio che doveva servirmi a migliorare il mio inglese, ma pochi giorni dopo hanno iniziato ad esserci altri colleghi positivi al Covid, la cosa si è allargata sempre di più dopo le partite degli Europei e anche io mi sono sottoposta al tampone e sono risultata positiva. Così mi hanno lasciata nell’hotel in cui già alloggiavo. Ma la situazione è stata molto pesante. Certo gli amici mi facevano avere quello di cui avevo bisogno, ma per me, come per un altro ragazzo di Verona, la necessità primaria era quella di poter rientrare a casa. Sono rimasta dentro la stanza dieci giorni e nessuno è venuto a fare le pulizie. Mi sono inventata di aver rotto un bicchiere per farmi lasciare una scopa fuori dalla porta. Avevo inoltre chiesto di avere una stanza con il balcone per prendere un poca di aria, bastava che mi dessero quella di fronte e mi hanno detto di no. È stato bruttissimo», racconta Sofia, «ho avuto anche attacchi di panico. La stanza era molto piccola, sono rimasta a letto per giorni interi e per 4 neanche ho mangiato, il cibo era pessimo».

Ma la ragazzina non si è persa d’animo: «Hanno iniziato a rimpatriare, ma solo quelli con i tamponi negativi. Poi una buona notizia: ci avevano detto che chi aveva i genitori disponibili a venire a prenderci a Roma, potevano tornare. Saremmo arrivati in Italia con un volo dedicato. Poi nessuna sosta in auto da Roma a Verona, ma si tornava!». E invece arrivata a Roma, per Sofia, la doccia gelata: «Ci hanno detto che non ci lasciavano andare, ma saremmo stati trasferiti in un hotel dove dovevamo fare dieci giorni di quarantena», aggiunge, «mi hanno messa in stanza con un’altra ragazza. La camera era sporca, non era stata riassettata e non c’erano asciugamani e saponi, quindi nemmeno potevamo fare la doccia. Ci avevano detto di digitare il numero 9 per ogni necessità, ma per un giorno non ha risposto nessuno. La finestra non aveva la maniglia, quindi non potevamo nemmeno cambiare l’aria. Così ho iniziato a mandare mail a tutti, anche alla Regione Veneto. E mi hanno risposto!», dice Sofia entusiasta, «anzi li vorrei proprio ringraziare, perché mi hanno detto che avrebbero mandato un pullman a prenderci. E infatti, è stato predisposto un pullman diviso in due parti, in una i giovani positivi e nell’altra il personale sanitario adeguatamente bardato. Da Roma siamo arrivati all’uscita di Verona Sud, dove ad attenderci c’erano le ambulanze che ci hanno portato a casa».

Ieri anche il presidente del Veneto, Luca Zaia ha ringraziato sanitari e non, che hanno riportato a casa gli studenti. Sofia ripercorre i giorni: «All’inizio un poca di paura della malattia ce l’avevo, poi passando i giorni e vedendo che non stavo male mi sono rasserenata, ma ero in un Paese che non è il mio, senza nessuno che mi accudisse, senza sapere che fine avrei fatto. Anche a Roma, sono arrivata credendo che da lì avrei proseguito verso casa, invece mi avevano detto che dovevo stare in quarantena altri dieci giorni. Che il conteggio ripartiva da zero. Ma come, di nuovo? Ecco queste sono state le cose peggiori. Solitudine ed incertezza sono stati i miei stati d’animo. Poi, mi è mancato del cibo buono e sano. Adesso sono stata inserita nel programma di monitoraggio della Regione e mi hanno fissato un tampone per domani in Fiera».

Alessandra Vaccari

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