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INQUINAMENTO

Smog, per ridurre
servono misure
più severe

Pedone con la mascherina protettiva in corso Milano, una delle strade più inquinate della città
Pedone con la mascherina protettiva in corso Milano, una delle strade più inquinate della città
Pedone con la mascherina protettiva in corso Milano, una delle strade più inquinate della città
Pedone con la mascherina protettiva in corso Milano, una delle strade più inquinate della città

«I blocchi del traffico? Erano più efficaci le processioni per invocare la pioggia» ironizza Alberto Zelger del Gruppo misto, mentre Gianni Benciolini, cinquestelle, punta il dito sugli impianti di produzione di prodotti bituminosi. «Per il principio di precauzione il sindaco dovrebbe sospenderne la produzione» sbotta. Michele Bertucco del Pd, infine, chiede, senza ricevere risposta, quante multe sono state date ai trasgressori del divieto di circolazione delle auto non catalizzate.

Alla fine del 2015 l’inquinamento da Pm10, particolato presente nell’atmosfera in forma di particelle microscopiche che possono causare gravi problemi di salute, aveva raggiunto picchi altissimi. Sulle misure adottate da Palazzo Barbieri per ridurre l’inquinamento si è discusso ieri nella commissione Urbanistica-ambiente presieduta da Ciro Maschio.

A dicembre si erano contati 21 giorni (soltanto grazie alla nebbia non sono stati di più) e 22 a novembre, di superamento del valore, stabilito per legge, di 50 microgrammi al metro cubo. A ottobre i giorni oltre i limiti erano stati tre e uno soltanto nel mese di settembre. Sempre secondo la legge, che non prevede sanzioni rimanendo così un appello alle buone intenzioni, questo limite non si dovrebbe superare per più di 35 giorni l’anno. In gennaio, intanto, le centraline hanno registrato cinque sforamenti.

Non tutti i dati, tuttavia, risultano negativi dal momento che nel 2005 la concentrazione massima di polveri sottili venne registrata il 18 marzo con 221 microgrammi al metro cubo. Il 10 gennaio dello scorso anno il record negativo è stato di 131 microgrammi. Per il 41 per cento tale inquinamento è causato dal traffico stradale e per il 26 dal riscaldamento domestico. La maglia nera fra gli impianti di riscaldamento spetta ai caminetti aperti. In provincia i dati sono inversi: il riscaldamento incide per il 44 per cento, mentre il traffico per il 28 per cento.

Nella lotta alle polveri sottili il Comune di Verona negli ultimi anni ha privilegiato il blocco delle vetture di più vecchia immatricolazione, come le «euro 0» e le «euro 1». Fra le 156.408 autovetture presenti nel territorio comunale esse rappresentano rispettivamente il 7,5 (11.773 auto) e il 3,1 per cento (4.772). La percentuale più alta, il 35,7 per cento, riguarda invece le «euro 4», a riprova della «modernità» del parco auto.

«Meglio quindi fermare le auto non catalizzate più inquinanti, che adottare il sistema della targhe alterne bloccando la circolazione in modo indiscriminato» osserva il dirigente del settore Ambiente Andrea Bombieri, intervenuto insieme all’assessore competente Enrico Toffali.

Oltre a vietare la circolazione delle no-kat, le misure emergenziali comprendono l’obbligo di non superare i 19 gradi di riscaldamento nelle abitazioni e negli uffici e il divieto di combustioni in ambito agricolo. «Inoltre», aggiunge Bombieri, «sono state messe in atto iniziative di sensibilizzazione, tra cui l’appello ai titolari di negozi di tenere chiuse le porte». Ma basta passeggiare nelle vie dello shopping per rendersi conto che tale appello è rimasto inascoltato.

«Aria fritta» protesta Benciolini, «basti pensare che ogni più piccolo incentivo sia per quanto riguarda le ristrutturazioni degli edifici che per l’acquisto di mezzi più ecologici sono spariti e non solo il Comune ha deciso di non far nulla per la qualità dell’aria, ma ha dato il via a nuovi centri commerciali che sono grandi attrattori di traffico». Scettico Zelger: «Chi chiede la circolazione a targhe alterne ne dimostri l’efficacia». E conclude il tosiano Salvatore Papadia: «Speriamo che la filovia cambi le abitudini dei veronesi».

Enrico Santi

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