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Si chiude il reparto Covid «E non vogliamo riaprirlo»

Claudio Micheletto e Chiara Bovo,   direttore sanitario dell’AouiIl saluto di medici e operatori sanitari Festa in reparto per i 100 anni di nonna Ida FOTOSERVIZIO  MARCHIORI
Claudio Micheletto e Chiara Bovo, direttore sanitario dell’AouiIl saluto di medici e operatori sanitari Festa in reparto per i 100 anni di nonna Ida FOTOSERVIZIO MARCHIORI
Claudio Micheletto e Chiara Bovo,   direttore sanitario dell’AouiIl saluto di medici e operatori sanitari Festa in reparto per i 100 anni di nonna Ida FOTOSERVIZIO  MARCHIORI
Claudio Micheletto e Chiara Bovo, direttore sanitario dell’AouiIl saluto di medici e operatori sanitari Festa in reparto per i 100 anni di nonna Ida FOTOSERVIZIO MARCHIORI

Emozionato: «Non si chiude solo un reparto, perchè c’è molto di più dentro a queste mura. C’è la fatica, c’è la speranza, c’è la paura, c’è la sconfitta ma soprattutto la vittoria, ci sono i pazienti salvati e il dolore per quelli che abbiamo perso, c’è la certezza di aver fatto tutto il possibile e la rabbia per non essere riusciti a fare di più». Preoccupato: «C’è la catastrofe superata ma c’è anche il timore che l’inferno possa ritornare. Dipende da noi fare in modo che gli ospedali non si riempiano nuovamente di contagiati, di gente intubata nelle rianimazioni o ventilata nelle terapie semi-intensive. Dipende solo da noi: se abbiamo capito, andrà tutto bene. Se invece ci comportiamo da irresponsabili, senza aver “imparato la lezione“, senza usare le protezioni e senza rispettare le regole, beh, allora questo reparto lo dovremo riaprire presto». Dietro alla mascherina nascondi-emozioni, il primario della Pneumologia dell’Azienda Ospedaliera di Verona Claudio Micheletto ieri mattina ha sigillato il reparto Covid-19 inaugurato il 14 marzo nel padiglione 13 dismesso da anni, la famosa «spina centrale» di Borgo Trento. «Dopo settimane di massima esplosione della curva in cui abbiamo lavorato in condizioni di perenne emergenza», ha spiegato, «a metà aprile abbiamo iniziato a dimettere i primi malati, anche quelli che erano arrivati in condizioni più critiche, fino ad arrivare ad oggi con due sole persone in reparto: hanno superato la Sars-Cov 2, sono guarite cioè hanno tampone negativo, ma non possono ancora tornare a casa. Purtroppo», ricorda il primario, «questa brutta infezione lascia profonde cicatrici: chi è stato intubato, o ventilato, oppure tracheotomizzato, dopo settimane di respirazione meccanica, immobile, ha bisogno di riabilitazione. Questi ultimi due superstiti del Covid-19, che adesso non ha più senso stiano qui, oggi pomeriggio saranno trasferiti nel reparto “ordinario“ di Pneumologia, al Polo Confortini, dove insieme ad altri ex-contagiati faranno rieducazione e tutto quello che serve per tornare a casa il prima possibile». Pensieroso: «Oggi è un giorno importante, chiudiamo finalmente un reparto costruito ad hoc per curare e salvare tanti veronesi contagiati, se lo facciamo significa che le cose vanno bene, che di questi 42 letti e di questi macchinari adesso non c’è più bisogno. Però, niente qui sarà smantellato: l’Azienda, su decisione della Regione, lascia tutto così com’è, per riaprire, in caso di bisogno, in autunno. Chiudere oggi non significa che il Coronavirus sia sparito ma semplicemente che, con i numeri attuali, può bastare il reparto di Malattie Infettive a Borgo Roma». E l’appello: «Quindi, nei prossimi mesi di liberi tutti, cerchiamo di non farci male da soli, perchè un secondo attacco metterebbe a dura prova la tenuta del sistema». Infine, «ma non per importanza», le parole più riconoscenti per la squadra: «Ci lasciamo alle spalle questa porta», ha sottolineato Micheletto, «con la consapevolezza che la nostra sanità è fatta di uomini e donne che hanno dimostrato grande professionalità e grande umanità: a tutti loro, ai colleghi trasferiti da altri reparti per far fronte al fabbisogno Coronavirus, agli specializzandi, agli infermieri, agli operatori Oss, agli amministrativi, a tutti coloro che qua dentro hanno passato giornate difficili mettendoci il cuore, va il mio più sincero grazie. Ognuno è stato indispensabile e insostituibile per arrivare a questo risultato. Ho visto davvero andare in onda uno spettacolo, pur nella tragicità del momento, di grande valore umano». E c’è una mascotte, scelta tra i tanti che hanno combattuto sui letti della Pneumologia-Covid di Borgo Trento, che è stata presa ad esempio della vittoria sul virus: Ida, cento anni compiuti in reparto, è guarita e «adesso ha solo bisogno di un po’ di “ginnastica“, chiamiamola così», ha sorriso Micheletto, «per recuperare le forze. Ha attraversato la tempesta ma alla fine ha vinto lei. E noi con lei». A chiudere il padiglione 13 ieri c’era anche il direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera, la dottoressa Chiara Bovo. «Vorrei ringraziare tutti i colleghi che in questi mesi volontariamente si sono distaccati dai loro reparti per venire in soccorso ai colleghi della Pneumologia», ha ricordato, «chirurghi, internisti, cardiologi, infermieri delle sale operatorie, tutto il personale che ha dato il proprio contributo nella non facile area Covid. Alla chiusura di questa mattina equivale il grande abbraccio a tutti e il ringraziamento da parte dell’Azienda». E Micheletto: «Ci portiamo a casa tante storie, successi e difficoltà, ma soprattutto la certezza che riaprire questo reparto sarebbe una sconfitta». •

Camilla Ferro

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