<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Se usavo troppa acqua per la doccia volavano le sberle»

Lui è una montagna, corpulento al confronto di lei, una donna minuta, bellissima. Lui è geloso e per questo molto probabilmente ogni lite si trasformava in qualcosa di più di una semplice discussione. Ogni pretesto, negli anni, era stato sufficiente a far sì che lui alzasse la voce. E più di una volta l’aveva afferrata e scossa, più di una volta l’aveva spinta contro il muro e alla fine, nel giugno 2015, si erano separati. Solo che lui ha continuato a vivere nella casa coniugale nonostante il giudice l’avesse assegnata alla ex moglie.

Che nel settembre dello scorso anno lo ha denunciato per maltrattamenti in famiglia e lui è stato allontanato da casa e fino a ieri aveva il divieto di avvicinarla: ora può vedere le bambine, può incontrare l’ex moglie all’esterno ma non può entrare nell’immobile dove lei vive. Perchè, come la giovane donna ha spiegato ieri al giudice Paola Vacca, da una parte lo teme ancora ma vorrebbe che il rapporto dell’ex marito con le bambine fosse meno complicato.

Un processo nato dalla denuncia che la donna sporse nel settembre dello scorso anno, dopo che il quarantenne di origini nigeriane, venne allontanato da casa e sottoposto al divieto di avvicinamento alla moglie (misura che ieri è stata attenuata).

Come lei stessa ha spiegato, lo sposò a 19 anni, giovanissima, lei molto bella, lui più vecchio di lei di 15 anni era molto geloso e dopo un po’ smise di acquistarle vestiti e le impedì di uscire di casa, non voleva che lavorasse (aveva trovato un impiego come addetta alla reception ma dovette rinunciarvi), dal matrimonio sono nate due bambine e lui desiderava un maschio, se lei si lamentava, anche solo della temperatura dell’acqua calda o del riscaldamento troppo basso erano sberle. Se faceva qualcosa di sbagliato o se «non obbediva» la strattonava o la sbatteva contro il muro. Lei in alcune occasioni è andata in ospedale ma, come obietta l’avvocato Lorenzo Ferraresi, difensore dell’imputato, non sono presenti certificati medici che attestino le lesioni. Un processo che si concluderà in settembre.F.M.

Suggerimenti