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Scuola, immuni otto operatori su dieci

Se le condizioni per un rientro in presenza e a lungo termine dipendessero dall’esito della campagna di vaccinazione dedicata ai lavoratori della scuola, Verona dormirebbe sonni tranquilli: nella nostra provincia sono vaccinate otto persone su dieci, fra i componenti del personale docente e non. Mancano all’appello gli studenti, invece, per i quali la possibilità di prenotare il vaccino si è aperta da poco tempo. Quelli con più di 12 anni iscritti all’anno scolastico 2021 - 22 sono suppergiù cinquantaduemila, ma – al netto di coloro che non si possono vaccinare per motivi di salute, a causa di qualche controindicazione – ad aver iniziato il ciclo vaccinale è, a oggi, poco meno del 30 per cento di loro e ad averlo completato è il 7 per cento. Siamo ancora lontani dall’obiettivo del 60 per cento di studenti immunizzati entro i primi dieci giorni di settembre, fissato dal generale Figliuolo. Dad o non dad? «Se il presupposto è che la didattica a distanza vada superata, allora si deve fare tutto il possibile, accelerando sulle vaccinazioni e senza perdere tempo, affinché la maggioranza della popolazione scolastica sia coperta entro settembre, ottobre. Eventualmente si potrebbero anche organizzare delle giornate di vaccinazione nelle scuole. Non sarebbe una novità, così come non mi sembra un’iniziativa fuori dal mondo far girare un camper dedicato. Altrimenti si torna in classe con le mascherine, il distanziamento e tutto il resto, ma con il rischio, di fronte a una campagna di vaccinazioni che va a rilento e ai contagi che inevitabilmente aumentano, di chiudere tutto e tornare nuovamente in Dad». La pensa così Flavio Filini, dirigente scolastico dell’istituto Copernico Pasoli e presidente provinciale di Anp, l’Associazione nazionale presidi. L’altro ieri il suo omologo a livello nazionale, Antonello Gianelli, ha ribadito al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi la necessità di introdurre l’obbligo di vaccino sia per il personale della scuola sia per gli studenti che possono farlo. «Avrebbe senso, lo abbiamo già fatto per altre malattie», commenta Filini. In presenza «Lo ribadisco», aggiunge, «se si considera il valore della scuola in presenza e la possibilità di riprenderla in maniera sicura, bisognerebbe fare tutto il possibile». La decisione sarà legata soprattutto all’andamento della campagna in queste settimane. Se i dati non dovessero migliorare, specialmente in alcune regioni, la «forte raccomandazione» verso cui propende il Governo potrebbe diventare un obbligo, attraverso un decreto. «Sarei favorevole, è importante che tutti facciano la propria parte per uscire dalla pandemia», dice la liceale Camilla Velotta, presidente della Consulta degli studenti di Verona. «La sensazione è che i ragazzi vogliano vaccinarsi, ho visto una forte spinta da quando sono aperte le prenotazioni anche per la nostra fascia d’età. Ma credo che l’obbligo sia uno strumento valido per rendere le aule sicure anche per chi la vaccinazione non la può fare per motivi di salute, dato che certi problemi strutturali della scuola ci sono ancora, per esempio gli autobus e le classi affollati». Botta e risposta Il dibattito tiene banco anche in Regione. «Le lezioni devono essere in presenza e in sicurezza, perciò l’unica soluzione è il vaccino», afferma Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Partito Democratico e vicepresidente della Commissione Sanità. «Gli insegnanti vanno immunizzati prima del rientro in classe, valutando anche l’ipotesi dell’obbligo», dice. «Non possiamo rischiare un ritorno alla Dad, che ha già fatto troppi danni ai nostri ragazzi, non solo per l’apprendimento, allargando le disuguaglianze. Occorre dare priorità a professori e studenti per quanto riguarda le somministrazioni ed è bene accelerare per non arrivare impreparati a settembre». I numeri Per Marta Viotto, segretaria di Flc Cgil Veneto, i numeri del personale scolastico già vaccinato sono «molto confortanti» (dalle informazioni che il sindacato ha ricevuto dall’Ufficio scolastico regionale, si tratterebbe addirittura del 95 per cento) ed è il motivo per cui si auspica non sia necessario arrivare all'imposizione di obblighi, «che tuttavia il persona scolastico accetterebbe», sottolinea, considerando che sotto i 12 anni non è ancora stata avviata alcuna campagna vaccinale, che la quota di adolescenti già vaccinati è inferiore a quella di altre fasce d’età e che proprio questi ultimi, durante l’estate hanno sicuramente una mobilità maggiore». Per un ritorno che sia realmente in sicurezza, anche Viotto pone l’accento sulla necessità di affrontare problemi storici come le classi pollaio, l’affollamento dei mezzi del trasporto pubblico locale e la carenza di personale. •.

Laura Perina

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