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L'emergenza

Sanità sotto pressione, al via un piano milionario per le prestazioni sospese

Un medico visita una paziente
Un medico visita una paziente
Un medico visita una paziente
Un medico visita una paziente

Quasi un milione e duecentomila euro per recuperare le prestazioni sanitarie non Covid arretrate o sospese: visite ambulatoriali, interventi, screening. È il finanziamento stanziato dalla Regione per Verona suddiviso tra i 599.508 euro destinati all’Ulss9 Scaligera e i 589.628 per l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona. Il fondo regionale è in tutto di 6,24 milioni di euro spartito tra le nove Ulss venete e le due Aziende ospedaliere di Verona e Padova. La misura, deliberata a dicembre, è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale pochi giorni fa. Nel testo si fa menzione alla contrazione delle attività ordinarie, incluse quelle finalizzate al recupero delle prestazioni sospese, per il contestuale potenziamento delle attività covid. 

Secondo Anaao Assomed Veneto, il sindacato dei medici, le prestazioni rallentate o in coda, tra il 2020 e il 2021, sono circa 1,2 milioni, come riportato da L’Arena ieri. A queste si aggiungono quelle congelate per l’attuale ondata. Le aziende sanitarie a giugno 2021 erano state invitate dalla Regione a stilare un Piano di recupero delle prestazioni da concretare entro dicembre 2021. Per questo si sarebbero stanziati appunto dei fondi per consentire alle aziende di provvedere allo smaltimento e alle liste di prestazioni in galleggiamento attraverso l’acquisto di prestazioni aggiuntive da propri dipendenti o da privati accreditati o con nuove assunzioni. Ma le delibere regionali e l’autorizzazione dei fondi si sono trascinate per mesi e il timore di Anaao è che ora i fondi finiscano perlopiù al privato perché gli ospedali pubblici sono oberati di lavoro sul fronte della pandemia, mentre i privati riescono a rispondere alle richieste dei cittadini altrimenti costretti a lunghe attese per avere una visita o un esame diagnostico.

Conferma questo timore, Cgil Funzione pubblica: «La delibera regionale appena pubblicata stacca un assegno sostanzioso di 6,2 milioni di euro dal Piano di recupero delle prestazioni sanitarie sospese 2021. Ma lo fa in un momento in cui la parte pubblica della sanità veneta è quasi interamente occupata a sostenere la maggior parte del peso delle ospedalizzazioni per covid», spiega Simone Mazza, di Fp Cgil Verona. «È facile quindi prevedere che, in tali condizioni caratterizzate da insostenibile criticità, le prestazioni aggiuntive andranno quasi interamente ad appannaggio dei privati che sulla riconversione dei posti letto non hanno tempi e modalità stringenti». Mazza spiega che solo tra il 4 e il 10 gennaio l’Azienda ospedaliera di Verona ha attivato ulteriori 34 posti letto covid in varie unità per un totale di 85 circa nuovi posti letto riducendo quelli in altre unità e funzioni per reperire il personale infermieristico necessario all’assistenza dei pazienti covid. Analoghe modifiche ha conosciuto il personale di fisioterapia. A questo si aggiungono 200 dei circa seimila dipendenti dell’Azienda assenti per covid.

Ma la carenza di personale è comune all’intero sistema sanitario e porta a misure straordinarie: «Ora l’Aoui ha dichiarato la sospensione del 50 per cento delle ferie programmate tra gennaio e febbraio. Una decisione pesantissima che cala sugli operatori stremati e in burn out dopo due anni di emergenza. E non va meglio per il personale dell’Ulss 9 tra il quale negli ultimi 15 giorni i contagi sono più che raddoppiati», continua Mazza. «Purtroppo, la delibera di giunta regionale che programma il potenziamento dei posti letto, pur avendo previsto anche per il privato la riconversione di letti in posti covid al riacutizzarsi dell’epidemia, non ne ha definito le modalità. Si rischia, quindi, che al pubblico si riservi la parte più onerosa e al privato quella più redditizia».

Nel frattempo le esigenze di personale si fanno pressanti anche sul fronte dei tamponi, del tracciamento e delle quarantene. È un mondo andato letteralmente in tilt che ha costretto il direttore generale dell’Ulss 9, Pietro Girardi, a un appello per i medici in pensione che vogliano proporsi come volontari. Di blocco delle ferie al momento all’Ulss9 non si parla. Non sarà facile, però, reperire volontari: tra i pensionati c’è chi ha continuato a servire come medico di base alcune zone sguarnite, c’è chi si è messo a disposizione per le vaccinazioni anticovid alla popolazione e chi ha deciso di dare una mano nelle case di riposo, altro fronte complesso.

Maria Vittoria Adami

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