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L'annuncio della sezione veronese

Salta la festa per i 100 anni degli alpini. «Segno di responsabilità, verrà il tempo per farla»

L'intervista a Bertagnoli

Costretti a ripiegare. Decisi comunque a riprendere la posizione momentaneamente abbandonata sotto l’offensiva del Covid-19. Gli alpini veronesi, poco meno di 22mila tra effettivi e sostenitori iscritti all’Ana, rinunciano alla celebrazione del primo secolo di vita della sezione, data di costituzione l’11 aprile 1920.

«Una delle più vècie», precisa il presidente nazionale Sebastiano Favero, affiancato dal vice Alfonsino Ercole. L’ultimo Decreto della presidenza del Consiglio dei ministri ha sferrato il colpo finale: «Abbiamo esaurito i piani “B“, “C“ e “D“, tutte le versioni della festa con la città già più volte modificate», annuncia il suo omologo provinciale, Luciano Bertagnoli.

 

«A questo punto vogliamo dare, con la tristezza nel cuore, un altro segno della nostra responsabilità: cancelliamo la celebrazione pubblica. Porterò io, da solo, l’omaggio ai nostri caduti. Perché a ciò non si rinuncia. Ci sarà tempo per festeggiare», promette. Il sostegno istituzionale c’era, anche da parte dell’assessore Marco Padovani. Ma il Dpcm non concede scampo. In realtà Bertagnoli proprio solo non sarà. «Verrò con te, anche per onorare la memoria di miei cari commilitoni caduti in Iraq», si offre Marco Manzone, comandante del 4° Reggimento Alpini Paracadutisti «Ranger». Il loro motto è «In adversa ultra adversa»: «Nelle avversità oltre le avversità». Pare tagliato su misura per i tempi del Covid.

 

Niente fanfare, sfilate, cori in Arena, dunque.  Ma bandiere ovunque: «Esponetele, il 24 e 25 ottobre, in ogni luogo», chiedono gli alpini. Piazza Bra sarà illuminata in verde-bianco-rosso per due giorni; ci saranno striscioni esposti sulle rotatorie stradali della provincia e nelle vie principali dei paesi, una medaglia commemorativa e un libro, «1920-2020 Sezione Alpini: cent’anni con Verona», curato da Vasco Senatore Gondola ed edito da Mediaprint.

 

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Tocca accontentarsi, rinunciare senza perdere di vista l’obiettivo. «Chi va per montagne sa che la cordata può fermarsi, anche a pochi metri dalla vetta, perché uno dei componenti è in crisi o il tempo è mutato. Si chiama responsabilità, fa parte del nostro Dna», esemplifica Bertagnoli. Aggiunge: «Ed è anche il nostro modo di essere: andare dove ci chiamano». Mentre il presidente parla il nucleo di Protezione civile dell’Ana sta spedendo materiali da due diversi punti della città. Uno dei carichi andrà ad un campo di migranti sull’isola di Lesbo. «Vorrei vedervi sorridenti, perché il vostro orgoglio sta nell’essere ciò che siete, in quanto avete fatto per la città nei mesi più duri della pandemia, nelle ore dell’alluvione del 23 agosto e in mille altre occasioni», commenta il sindaco Federico Sboarina. «Anche grazie a voi ho capito come, nella nostra Verona, nessuno deva mai restare indietro. Oggi date l’ennesimo segno di responsabilità: ci sarà il tempo per festeggiare e lo faremo, appena si potrà, nel modo più degno». E annuncia un bando per finanziamenti a sostegno di associazioni di volontariato e sportive: «La nostra vera forza».

 

Duecento penne nere «vanno avanti» (la morte nel gergo alpino, ndr) ogni anno. «Altri li rimpiazzano, simpatizzanti e giovani che frequentano i nostri campi scuola», spiega Bertagnoli. Ne hanno organizzati una sessantina nel 2019. «Il futuro dei nostri valori è in questi ragazzi». In un mondo che, sintetizza don Bruno Fasani, direttore de «L’Alpino», citando papa Francesco («Fratelli Tutti»), «svuota la memoria, desacralizza ogni cosa. I nostri cento anni non sono nostalgia ma un risveglio di responsabilità civile». Niente festa, solo luci tricolori. Agli Alpini (per ora) basta. «Tasi e tira»: del resto lo fanno da sempre. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo Mozzo

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