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Raid ultrà in un bar dei tifosi Hellas

Ultrà napoletani in centro prima dell’assalto, ripresi dalle telecamereLa vetrata della porta di ingresso del bar in frantumiAgguato ad opera di ultrà napoletani al Caffè Oro Bianco in corso Cavour, ieri prima della partita FOTOSERVIZIO DIENNE
Ultrà napoletani in centro prima dell’assalto, ripresi dalle telecamereLa vetrata della porta di ingresso del bar in frantumiAgguato ad opera di ultrà napoletani al Caffè Oro Bianco in corso Cavour, ieri prima della partita FOTOSERVIZIO DIENNE
Ultrà napoletani in centro prima dell’assalto, ripresi dalle telecamereLa vetrata della porta di ingresso del bar in frantumiAgguato ad opera di ultrà napoletani al Caffè Oro Bianco in corso Cavour, ieri prima della partita FOTOSERVIZIO DIENNE
Ultrà napoletani in centro prima dell’assalto, ripresi dalle telecamereLa vetrata della porta di ingresso del bar in frantumiAgguato ad opera di ultrà napoletani al Caffè Oro Bianco in corso Cavour, ieri prima della partita FOTOSERVIZIO DIENNE

Un raid pianificato a tavolino. Un agguato in piena regola, con un corteo di ultrà napoletani che fin dalle 11.30 si è aggirato per le vie del centro, cantando, agitando aste di plastica dura (di quelle che fanno male) con pezzi neri di stoffa attaccati e urlando slogan contro la Lega Nord e contro Verona. Ma neanche un cittadino ha segnalato i fatti. Tre furgoni piazzati in mezzo alla strada, in corso Cavour, usciti da vicolo Disciplina in piena fascia protetta riservata ai pedoni (la domenica si transita solo dalle 10 alle 13.30). Quindi i furgoni utilizzati per fare barriera o erano stati posteggiati prima o sono transitati sotto le telecamere in multa piena.

I FATTI. Erano circa le 14.30, al caffè Oro Bianco, in corso Cavour 22, c’erano una quindicina di avventori, maschi, femmine e alcuni bambini. Avevano pranzato al bar, fettuccine al ragù proponeva il menù, in vista di Cagliari-Hellas in Tv. Il locale, gestito da 11 anni da Alan Ceruti, è notoriamente un bar frequentato dai «butei», i tifosi dell’Hellas. Ma in tutti questi anni neanche un rissa, un problema degno di nota.

IL RACCONTO. «Era dal mattino che ci dicevano che c’erano gruppi di napoletani in giro. Qualcuno era andato anche a vedere», dice Ceruti, «ma sembravano spariti. Verso le 14.30 un paio di clienti erano fuori che fumavano una sigaretta e all’improvviso si sono visti spuntare una quarantina di napoletani che sono arrivati subito al bar. C’erano anche tre furgoni di colore nero che sono stati piazzati di traverso lungo il Corso per bloccare il traffico. E c’erano cinque auto tra cui una Fiat 500 e una Bmw», è il racconto di Ceruti che è supportato dalle immagini delle telecamere comunali che hanno filmato il transito dei mezzi, ma ancora non se ne conoscerebbe la targa. Come hanno filmato alcuni ultrà, ma dall’alto, quindi non in volto.

«Noi abbiamo subito chiuso la porta a vetri del locale, messo davanti i tavoli e tenuto premuto per evitare che entrassero. Abbiamo urlato che dentro c’erano anche bambini. Ma quelli niente, hanno continuato a scaraventare mazze, coltelli, uno che avrà avuto una lama di 15 centimetri, contro le vetrate». Il vetro della porta ha riportato i danni maggiori, una ragnatela di crepe, ma per fortuna ha retto. Gli altri vetri hanno alcuni danneggiamenti.

«Mentre questi continuavano ad accanirsi contro la vetrata, alcuni di noi hanno continuato a chiamare il 113 e il 112, ma non abbiamo avuto risposta se non una quarantina di minuti dopo. E il telefono squillava libero. Quando qualcuno dei clienti tiene la voce alta, arrivano pattuglie in forza», ha detto amaramente Ceruti, che poi lo ha ripetuto anche al personale della Digos arrivato sul posto e a quello della polizia Scientifica, al bar per il sopralluogo.

La polizia ha visionato anche i filmati delle telecamere interne del locale. Sono state ritrovate aste di plastica vicino a via Fratta, le ha recuperare e consegnate al bar l’ex consigliere regionale Gustavo Franchetto. È andata tutto sommato bene. Un ferito lieve. La domanda che ci siamo posti tutti è come sia stato possibile che in una città presidiata da militari, polizia, carabinieri e vigili urbani, nessuno abbia segnalato la presenza del gruppo di ultrà, che certo camminando non commettevano alcun reato, ma considerata la storica rivalità Hellas e Napoli, magari, un controllo sarebbe stato auspicabile che venisse fatto. Almeno un’identificazione, una nota a margine, come si dice in gergo. Alle 13.30 un gruppo di napoletani aveva fatto un po’ di confusione a Porta Leoni.

E ancora: come è stato possibile che l’agguato in piena regola, con i furgoni che bloccano il traffico, non sia stato segnalato da nessuno?

Perchè se bastano 40 ultrà a fare quello che vogliono in questa città, cosa accadrebbe se ad agire fosse un attentatore dell’Isis?

«E noi mettiamo le barriere in Bra», ha detto sconsolato e anche arrabbiato l’assessore alla sicurezza Daniele Polato, arrivato al bar dopo aver ricevuto la segnalazione. E lo ha seguito il presidente del Consiglio comunale Ciro Maschio. «Possibile che non ci fosse una pattuglia in questa parte di città?», si chiede Polato. «Comunque le telecamere ci sono, e i filmati anche. Bisognerebbe fare come hanno fatto con noi a Frosinone. All’uscita dallo stadio, tutti con i documenti in mano. Fino all’identificazione di quelli che poi hanno ricevuto il Daspo. Voglio sperare che gli aggressori vengano individuati alla svelta. Quanto accaduto non è accettabile».

Dalla questura rassicurano che le indagini sono in corso e a qualcosa dovrebbero portare, anche se servirà collaborazione da parte della questura partenopea. In mattinata era stato predisposto un servizio alla stazione poichè un controllore già da Roma aveva segnalato la presenza di ultrà non preventivati. E infatti all’arrivo a Porta Nuova, il gruppo è stato caricato su un autobus fatto mettere a disposizione dall’Atv e portato subito al Bentegodi.

Alessandra Vaccari

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