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Quadri di Castelvecchio,
scuse e prime condanne

Il pubblico ministero che ha condotto l’inchiesta, Gennaro Ottaviano, nei corridoi del palazzo di giustizia poco prima dell’inizio dell’udienza per la rapina di Castelvecchio DIENNEFOTOLa guadia giurata Francesco Silvestri scortato dagli agentiAnatolie Burlac è attualmente detenuto nel carcere di TrentoI rapinatori ripresi dalle telecamere di sorveglianzaIl «Trasporto dell’arca dell’alleanza» di Tintoretto
Il pubblico ministero che ha condotto l’inchiesta, Gennaro Ottaviano, nei corridoi del palazzo di giustizia poco prima dell’inizio dell’udienza per la rapina di Castelvecchio DIENNEFOTOLa guadia giurata Francesco Silvestri scortato dagli agentiAnatolie Burlac è attualmente detenuto nel carcere di TrentoI rapinatori ripresi dalle telecamere di sorveglianzaIl «Trasporto dell’arca dell’alleanza» di Tintoretto
Il pubblico ministero che ha condotto l’inchiesta, Gennaro Ottaviano, nei corridoi del palazzo di giustizia poco prima dell’inizio dell’udienza per la rapina di Castelvecchio DIENNEFOTOLa guadia giurata Francesco Silvestri scortato dagli agentiAnatolie Burlac è attualmente detenuto nel carcere di TrentoI rapinatori ripresi dalle telecamere di sorveglianzaIl «Trasporto dell’arca dell’alleanza» di Tintoretto
Il pubblico ministero che ha condotto l’inchiesta, Gennaro Ottaviano, nei corridoi del palazzo di giustizia poco prima dell’inizio dell’udienza per la rapina di Castelvecchio DIENNEFOTOLa guadia giurata Francesco Silvestri scortato dagli agentiAnatolie Burlac è attualmente detenuto nel carcere di TrentoI rapinatori ripresi dalle telecamere di sorveglianzaIl «Trasporto dell’arca dell’alleanza» di Tintoretto

Rapina milionaria al museo di Castelvecchio: l’udienza è iniziata con leggero ritardo per aspettare Anatolie Burlac junior, detenuto nel carcere di Trento. E alle 10 lo stuolo di legali e i sei imputati hanno fatto ingresso nella stanza del giudice Luciano Gorra.

Due di loro, Burlac il giovane (difesa Sara D’Agostino) e Adrian Damaschin (che tenne in casa a Brescia alcune delle opere e difeso da Emanuele Luppi), già con un accordo sulla pena, rispettivamente un anno e 8 mesi e 3 anni e 4 mesi, che dovrà essere ratificato dal gup ma ciò avverrà solo dopo la discussione degli abbreviati.

I due gemelli Silvestri, Francesco (la guardia giurata di Sicuritalia in servizio al museo) e Pasquale Ricciardi, la compagna di quest’ultimo, Svitlana Tkachuk e infine Victor Potinga al quale la «mente» del colpo del secolo, Vasile Mihailov, chiese di caricare sul proprio furgone i quadri rubati e di portarli fino a Brescia. Un trasporto che Potinga fece per cortesia, come ha ribadito nel corso dell’interrogatorio reso ieri davanti al dottor Gorra, ma senza sapere che si trattava di refurtiva. Da milioni di euro.

LE RICHIESTE. Ieri il sostituto procuratore Gennaro Ottaviano, il coordinatore di un’indagine transnazionale particolarmente veloce che si è conclusa ben prima della restituzione delle tele da parte del Governo ucraino, ha chiesto condanne per tutti. Dieci anni e 1.600 euro per Francesco Silvestri (difesa Stefano Poli e Massimiliano Ferri), dodici anni e 4 mesi oltre a 2.600 euro di multa per Pasquale Silvestri Ricciardi (la pena è il frutto del cumulo tra il concorso in rapina e sequestro di persona e la detenzione della Browning calibro 6.35 con 5 cartucce detenuta illegalmente) difeso da Mirko Zambaldo e Teresa Bruno, sei anni 2 mesi e 20 giorni oltre a 1.200 euro per la Tkachuk, compagna di Silvestri Ricciardi, assistita da Marzia Rossignoli (il pm per la donna ha chiesto i doppi benefici e non le ha contestato il reato transnazionale) e infine 5 anni e 1.000 euro per Potinga (Emanuele Luppi e Gianfranco Manuali i suoi legali).

SCUSE E DICHIARAZIONI. Qualcuno aveva chiesto di essere interrogato in occasione della notifica dell’avviso di fine indagine, Burlac junior lo aveva fatto sia in Romania sia una volta estradato in Italia, ieri Victor Potinga ha chiesto di essere sentito nuovamente e anche davanti al giudice dell’udienza preliminare ha negato il suo coinvolgimento nella rapina al museo di Castelvecchio. Ha ribadito che conosce Mihailov da tempo perchè è amico di suo nipote, che il 19 novembre, data della rapina, gli aveva chiesto di venire a Verona per un trasporto, che si era perso a Peschiera e che poi era arrivato. Ha sostenuto di non sapere nulla di quel che sarebbe accaduto a Castelvecchio poco dopo la chiusura al pubblico e che quando le telecamere inquadrano la Clio di Mihalov sulla regionale 11 (seguiva l’auto con le tele) lui era già a casa, a Brescia.

Francesco Silvestri, ritenuto la mente del colpo, ieri ha chiesto di poter parlare. Ha ammesso di essere stato collaborativo, ha ammesso le sue responsabilità ma ha negato di essere l’organizzatore della rapina, solo di aver dato un apporto ma in un secondo tempo, spinto da motivazioni economiche.

Ha aggiunto anche di non essere stato più in grado di tirarsi indietro, per timore. Era stato il gemello a chiedergli la collaborazione, poi però si è trovato davanti tre uomini armati, con pochi scrupoli. E a quel punto non collaborare sarebbe stato pericoloso. La posta in palio, ovvero i quadri, valgono milioni di euro. L’udienza è stata aggiornata al 7 novembre quando a concludere saranno le difese. E non è escluso che il gup decida quel giorno stesso.

Fabiana Marcolini

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