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TERZA MORTE SOSPETTA

Profugo morto
in bici, l’autopsia:
«È stato un malore»

Il profugo è stato ritrovato a Bussolengo
Il profugo è stato ritrovato a Bussolengo
Il profugo è stato ritrovato a Bussolengo
Il profugo è stato ritrovato a Bussolengo

Ha avuto un malore mentre era in bicicletta, per questo è caduto. Nkeki Johnson è morto per cause naturali, non è stato travolto da un’auto pirata e le lesività riscontrate sul nigeriano di 35 anni sono compatibili con la caduta dalla bicicletta ma non con un investimento. È quanto emerge dall’autopsia eseguita ieri all’istituto di Medicina legale di Borgo Roma e disposta dal sostituto procuratore Giulia Labia.

Nkeki come altri profughi era ospitato all’hotel Rizzi di Bussolengo, in attesa dei documenti che riconoscessero il suo status di rifugiato. Dall’inizio di febbraio è il terzo straniero morto per cause naturali ma il magistrato di turno ha comunque disposto che l’Ulss effettui una serie di accertamenti all’interno della struttura ricettizia.

Questo per escludere che vi possano essere problemi legati a intossicazioni o ad altri fattori che, uniti a particolari patologie, potrebbero diventare pregiudizievoli per gli ospiti. Accertamenti che, dopo il terzo decesso, sono necessari per stabilire anche quali siano le condizioni di salute dei profughi. Nessun investimento quindi, Johnson la mattina di martedì mentre stava pedalando sulla regionale 11 ha avuto un malore. Chi lo ha visto a terra ha chiamato il 118 e il primo sospetto, anche se i venditori ambulanti che erano su quel tratto di strada non avevano notato nulla di particolare, era che fosse stato urtato da un’auto che poi si era dileguata. All’arrivo dei soccorritori era ancora vivo, seppur in condizioni gravissime, è stato caricato in ambulanza ma il trentenne è spirato prima di arrivare in ospedale.

In attesa che vengano resi noti i risultati degli esami disposti in occasione del primo decesso, quello di Issa Doumbia, i tre medici che hanno effettuato le autopsie stanno confrontando tutto ciò che è emerso nel corso degli accertamenti.Per verificare se ci siano elementi comuni.

A inizio febbraio Doumbia, 21 anni originario del Mali, aveva chiesto aiuto nella notte ai compagni di stanza perchè accusava dolori lancinanti all’addome. Ne soffriva da alcuni giorni ma quell’attacco gli fu fatale. Emerse poi (ma gli esiti degli esami istologici non sono ancora pronti) che la morte potrebbe essere stata causata da un’infezione acuta.

Due settimane dopo, nel giorno di San Valentino, un altro giovane profugo, Jeffrey Lucky, nigeriano di 25 anni, morì all’improvviso. Il giorno prima era andato in ospedale dicendo di essere stato investito, venne visitato e sottoposto a una serie di accertamenti ma tutto diede esito negativo. Emerse poi che era andato con un amico a Brescia a chiedere l’elemosina e a causa di un malore improvviso era caduto a terra, procurandosi alcuni traumi lievi. Non disse la verità perchè l’accattonaggio è ragione ostativa al riconoscimento dello status di rifugiato. E l’autopsia rilevò una malformazione cardiaca congenita che probabilmente nemmeno lui sapeva di avere.

Fabiana Marcolini

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