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Privacy e esami rifiutati,
scontro Regione-medici

L’assessore veneto Luca ColettoIl presidente dell’ordine MoraIl Centro unico di prenotazione di un’ospedale
L’assessore veneto Luca ColettoIl presidente dell’ordine MoraIl Centro unico di prenotazione di un’ospedale
L’assessore veneto Luca ColettoIl presidente dell’ordine MoraIl Centro unico di prenotazione di un’ospedale
L’assessore veneto Luca ColettoIl presidente dell’ordine MoraIl Centro unico di prenotazione di un’ospedale

La ricetta bianca vìola o no la privacy? È polemica aperta fra il dottor Roberto Mora, presidente dell’Ordine dei medici di Verona e della federazione regionale degli Ordini e l’assessore alla Sanità Luca Coletto.

Sulla questione il dottor Mora ha scritto una lettera a Coletto i primi di aprile, mentre l’altro giorno ha affidato a L’Arena il suo sfogo: «Noi medici siamo obbligati a scrivere sulla ricetta bianca, che serve al paziente per la prenotazione di visite o esami, la diagnosi o il sospetto di diagnosi per cui chiediamo la prestazione. Diagnosi che poi viene letta da personale non medico, l’operatore del Cup, quindi con palese violazione della privacy del cittadino. Ma la questione più grave è che l’operatore del Cup, in assenza della diagnosi, può rifiutare la prenotazione».

Immediata la risposta dell’assessore Coletto, tramite comunicato stampa («la sua lettera ci è arrivata il giorno in cui è uscito l’articolo», spiega Mora). «Comprendo la delicatezza della questione», scrive l’assessore, «e, non potendo disattendere norme che sono nazionali, porteremo la problematica nei gruppi interregionali di coordinamento della Commissione Salute, ove non si potrà non tenere conto delle nuove modalità prescrittive dematerializzate. Ma le soluzioni tecnico organizzative dovranno essere definite ed applicate a livello nazionale. Ricordo peraltro che tutti i pubblici impiegati nell’esercizio delle loro funzioni sono tenuti al segreto d’ufficio, compresi gli operatori dei Cup, sulla base dell’articolo 326 del codice penale».

Sono norme nazionali, aggiunge Coletto citandole, che «obbligano a scrivere la diagnosi o il sospetto diagnostico. La circolare della Regione non fa quindi altro che ricordare le norme e le indicazioni nazionali in materia di quesito diagnostico».

«Risposta insoddisfacente», la bolla il dottor Mora, che puntualizza «come sia la circolare del Veneto a prevedere che gli operatori del Cup possano rifiutare la prenotazione, cosa che non avviene in altre regioni. Il cittadino ha tutto il diritto di decidere chi rendere partecipe della sua salute e godere comunque della sanità pubblica. Lo ripeto: qui si configura l’omissione in atti d’ufficio». P.COL.

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