La mattina dopo il crollo, appena portato via l’albero schiantato, i tecnici dell’Amia si fermano a esaminare il «cratere» lasciato dalla pianta.
«Sul retro non aveva quasi più radici. O comunque, non a sufficienza per reggere il peso di tronco, rami e chioma», constatano, mentre tastano a terra i brandelli di legno che appaiono strappati. Il grosso pino domestico (Pinus pinea), come i suoi due «gemelli» ancora in piedi lungo la cancellata dell’ampio giardino comunale di via Murari Bra aveva almeno cinquant’anni, alto una dozzina di metri e un peso stimato di oltre una tonnellata. Anteriormente le radici lo tenevano ben saldo, ma dietro era ancorato in pochissimi punti: non c’era quasi più terra, tanto che, rovesciandosi, «la pianta non ha nemmeno sollevato la zolla», fanno notare ancora i tecnici.