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A SAN MASSIMO

Pincher sbranato da un grosso cane nel parco. I padroni scappano ma poi vengono denunciati

Ricordi felici Pippo in braccio alla sua padrona, Sara Tomelleri
Ricordi felici Pippo in braccio alla sua padrona, Sara Tomelleri
Ricordi felici Pippo in braccio alla sua padrona, Sara Tomelleri
Ricordi felici Pippo in braccio alla sua padrona, Sara Tomelleri

Straziato sotto gli occhi della sua padrona da un cane più grande, Pippo, un pincher nano di appena un chilo e mezzo, non ce l’ha fatta. Il veterinario ha fatto l’impossibile per salvarlo, ma le ferite erano troppo gravi. È morto intorno alle 23, poche ore dopo l’aggressione.

 

Il fatto, che ripropone il tema degli animali «pericolosi», o, piuttosto, dei proprietari che non li sanno gestire, è accaduto mercoledì, a San Massimo, nei pressi del parco Maggiolino. «Nel primo pomeriggio mia madre Sara», racconta la figlia Vania Tomelleri, «aveva portato Pippo a fare una passeggiata. Il cagnolino le faceva compagnia da 14 anni ed erano legatissimi, faceva ormai parte della famiglia e questa perdita per lei è un lutto duro da superare, tanto che ha deciso di conservare in casa le sue ceneri».

 

La signora stava passeggiando vicino a casa quando ha incrociato una coppia di trentenni con due cani: uno dal pelo marrone e di medie dimensioni, e uno più grande di colore bianco-panna. Ad attaccare Pippo è stato il primo, simile, nell’aspetto, a un cane da caccia. Un gigante rispetto al piccolo pincher. Inspiegabilmente gli si è scagliato contro come una belva inferocita, dilaniandolo con i suoi denti aguzzi.

 

«Quando ha finalmente mollato la presa il cagnolino di mia madre era irriconoscibile per come l’aveva ridotto e le lesioni sono state devastanti. Pippo», racconta Vania, «ha avuto entrambi i polmoni perforati e anche il cuore era ridotto in gravi condizioni a causa dei ripetuti morsi... Non respirava quasi più ed era agonizzante in una pozza di sangue».

 

«Pare che entrambi fossero senza guinzaglio», aggiunge la donna, «e dopo l’aggressione al cane di mia madre i due si erano offerti di prestarle aiuto dicendosi pronti ad accompagnarla dal veterinario. “Non si preoccupi, adesso andiamo a prendere la macchina per accompagnarla” le hanno detto, quindi si sono incamminati con i cani ma poi non si sono più visti e hanno lasciato mia madre con Pippo moribondo».

 

Pare che quella contro il povero Pippo non sia stata la prima aggressione da parte di quell’animale. «Mia madre, disperata per quello che era accaduto, mi ha riferito di aver sentito lei esclamare “un’altra volta” e l’altro risponderle “ne sta combinando troppe”. Lo stesso veterinario, poi, ha confermato che la descrizione del cane coincide con quella fattagli da altri per episodi simili».

 

Dopo aver raccolto Pippo da terra, la donna si è precipitata nell’ambulatorio, da sola. «Il medico ha subito detto che le possibilità di sopravvivenza erano davvero minime e purtroppo Pippo ha cessato di respirare dopo qualche ora, a mia madre l’ho detto la mattina dopo... Pippo era un animale buono e dolcissimo, non meritava di finire così».

 

La «latitanza» della coppia, tuttavia, non è durata a lungo. Il giorno dopo il fatto, mentre era in auto con la figlia, Sara li ha visti per strada, con i due cani, e li ha riconosciuti. «Quando ci hanno viste», continua Vania, «si sono giustificati dicendo che erano tornati indietro ma che mia madre non era più lì». Nei loro confronti è scattata la denuncia. «Più di un risarcimento delle spese veterinarie non otterremo e niente potrà ridarci Pippo... Speriamo almeno che abbiano capito che un cane comporta una certa responsabilità e che se non si sa come gestirlo bisogna chiedere aiuto a chi ha le competenze».•.

Enrico Santi

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