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Pasto da casa vietato, genitori divisi

Da settembre, il pasto da casa in alternativa al cibo della mensa non è più un’opzione. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione in una sentenza depositata a fine di luglio, innescando una serie di reazioni e polemiche tra i genitori contrari, per vari motivi, al servizio di refezione scolastica. Gli alunni che lo scorso anno hanno optato per il pasto da casa sono indicativamente circa 250, a fronte di quasi 13mila pasti quotidiani sfornati dalle mense scolastiche. Il fenomeno, come confermano dagli uffici del settore Istruzione del Comune, non è omogeneo ma diffuso a macchia di leopardo. E tra i territori in cui è opzione particolarmente diffusa ci sono il centro e la zona di Borgo Trento – Valdonega. Ora, anche qui, però, si stanno preparando all’inversione di rotta. La questione riguarda per lo più le scuole primarie con i bimbi dai 6 ai 10 anni. Le scuole dell’infanzia (3 – 6) sono praticamente immuni da richieste mentre il fenomeno è al lumicino anche alle scuole secondarie di primo grado, le ex medie. Non tutti questi istituti, infatti, hanno orari che comprendono anche il pomeriggio e anzi da quest’anno la richiesta di moduli orari che non prevedano la pausa pranzo e dunque il servizio di refezione, ma cinque giorni fino alle 14, è ulteriormente salita. Il divieto del pasto da casa, cui L’Arena di domenica ha dato notizia anche online suscitando centinaia di commenti e condivisioni, ha riattivato d’improvviso e in piene ferie agostane molte delle chat scolastiche dei genitori assopite da fine giugno, con tam tam di messaggi e commenti. E anche l’opinione pubblica si sta dividendo sull’argomento, tra favorevoli e contrari alla “gamella“. Se a decretare l’importanza educativa del momento del pasto condiviso in mensa è la Cassazione, il fronte dei promotori del cibo preparato a casa, però, è combattivo e pronto a mobilitarsi per evitare che ai propri figli vengano obbligatoriamente propinati i piatti della mensa. Sulla pagina facebook “mensa scolastica Verona” che conta oltre 300 iscritti è stato pubblicato ieri un appello in cui si invitano i genitori a un incontro e confronto «per attivare un percorso uniforme e significativo a tutela dei nostri bambini». È la consigliera del M5s Marta Vanzetto a ribadire che il Comune non avrebbe giurisdizione nelle attività scolastiche. «Unico a decidere è il dirigente scolastico». Netta, pur a distanza, la risposta dell’assessore all’Istruzione Stefano Bertacco. «La mensa è un servizio organizzato e amministrato dal Comune. Non vedo come un dirigente scolastico possa prendersi l’onere di gestirlo. Se la consigliera Vanzetto ha qualche idea in proposito, la valuteremo», dice. Quanto ai genitori che hanno già formalizzato all’istituto la decisione di avvalersi del pasto da casa per il figlio, «verosimilmente saranno ricontattati per essere aggiornati sulle nuove disposizioni», confermano dal settore Istruzione. Sempre in materia di scuola e cibo, ieri il sito per l’iscrizione al servizio mensa che da quest’anno può essere svolto solo online, è stato preso d’assalto tanto che, a metà giornata, è rimasto inaccessibile per qualche tempo. «Il servizio online è appena partito e può accadere che ci siano momenti critici», fanno presente agli uffici di via Bertoni, da dove parte un appello: «L’iscrizione va fatta prima dell’inizio della scuola, c’è dunque tutto il tempo per provvedere». •

Ilaria Noro

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