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«Orgoglio e coesione per ripartire insieme»

Un minuto di silenzio per chi non ce l’ha fatta. E l’assenza di parole, spesso, racconta molto, fa percepire il rispetto, il dolore, la vicinanza, ma anche l’orgoglio, la fierezza. Un applauso per chi ha lottato contro la malattia dal letto di un ospedale ed alla fine ne è rimasto vittima. Ma anche un applauso per i tanti che non hanno potuto essere vicini ai loro cari nelle terapie intensive, a quelli che hanno lavorato, che sono stati in corsia, che sono stati in strada. «Un applauso anche a tutti noi», come ha detto il sindaco di Verona, Federico Sboarina durante il suo intervento. Ha usato un parallelismo il sindaco. La guerra non è finita, ma adesso c’è una tregua, c’è la possibilità di provare a rialzarsi. Non c’è stata una guerra fatta di bombardamenti e non ci sono macerie di mattoni. Ci sono macerie economiche, psicologiche. Ci siamo tutti noi, da ricostruire. In piazza Bra, ieri mattina, come in ogni piazza d’Italia, si è celebrata la nascita della Repubblica. E quest’anno il significato è stato più completo: meno retorica, meno “istituzione“ e più “esseri umani“. Schierati, a distanza di sicurezza c’erano tutti i rappresentanti istituzionali, ma questa volta, assieme a loro c’erano i rappresentanti dei medici, con il rettore della facoltà di Medicina in testa, c’erano i volontari della Croce Verde e il loro presidente, c’erano quelli che in questi mesi hanno lottato, chi in corsia e chi in strada per fare in modo che si uscisse da una situazione d’emergenza sanitaria e che rischia di trasformarsi in un’emergenza sociale. C’erano poliziotti, carabinieri, finanzieri e polizia Locale, Esercito che hanno, come ha sottolineato il prefetto Donato Cafagna, «accompagnato i cittadini in questa fase». C’erano i vigili del fuoco che in questi mesi hanno sanificato le case di riposo. C’era il vescovo, a rappresentare la chiesa e il supporto religioso che ha aiutato chi ha cercato rifugio nella preghiera, c’erano alcuni deputati e amministratori. «Orgoglio e unità nazionale furono le leve che il 2 giugno 1946 portarono alla democrazia, al diritto di voto alle donne e alla nostra Costituzione, ancora oggi la Legge che con grande modernità governa la convivenza civile del nostro popolo», ha detto Sboarina. «Allo stesso modo oggi siamo chiamati a rimboccarci le maniche e la festa della Repubblica assume un significato ancora più profondo e partecipato. Quel tricolore che da marzo ad oggi ci ha accompagnati in tanti momenti di sofferenza, ci ricorda di essere un popolo unito da una storia, una cultura e un insieme di valori. Con lo stesso orgoglio, coesione e unità nazionale dell’Italia post bellica dobbiamo oggi ripartire perché la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro, perché le disuguaglianze siano colmate affinché nessuno resti indietro e le famiglie abbiano il sostegno per crescere». «In questa giornata dedicata alla nostra Repubblica e quindi a tutti noi cittadini che ne siamo la comunità vivente, dopo aver ascoltato il messaggio del Capo dello Stato, non è possibile prendere la parola senza provare sentimenti profondi di commozione, di gratitudine ma anche di orgoglio», ha detto il prefetto Donato Cafagna. «La commozione e il cordoglio per le vittime del coronavirus, 560 in questa provincia, e la vicinanza verso i loro familiari che hanno vissuto anche la sofferenza di non poter accompagnare i loro cari nell’ultimo saluto. La gratitudine per i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari, del 118 e dei Corpi volontari che con grande professionalità e straordinario spirito di sacrificio si sono presi cura dei malati e di tutti coloro che il loro lavoro ha preservato dal contagio. La gratitudine per le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, le polizie Locali, i militari, i volontari che stanno vigilando e soprattutto stanno supportando, in questa fase, la cittadinanza ad abituarsi alle nuove regole per la tutela della sicurezza nelle città, nei luoghi di lavoro, nei rapporti interpersonali. L’orgoglio di essere parte di un grande Paese e di una democrazia solida, capace perciò di superare una fase delicata di compressione di alcuni diritti fondamentali, forte del senso di responsabilità dei suoi cittadini», ha detto Cafagna che a margine, rispondendo alle domande dei cronisti, ha sottolineato «il pericolo di infiltrazioni da parte delle organizzazioni mafiose nel nostro tessuto economico». E ieri sera grandi emozioni davanti alla tv quando dopo il Tg è andato in onda su Rai Uno «Il canto degli italiani», con il tenore Grigolo Vittorio protagonista in Arena di un inno di Mameli da brividi davanti ai gradoni spogli dell’anfiteatro. Un grido di speranza per tutto il Paese». «Viva l’Italia, che non ha paura». •

Alessandra Vaccari

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