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Uno studio su 1000 capoluoghi

Lo studio: «Verona 11esima in Europa per morti da smog». Il Comune: «Hanno usato dati vecchi»

Un agente di polizia locale
Un agente di polizia locale
Un agente di polizia locale
Un agente di polizia locale

AGGIORNAMENTO ORE 18.45

In merito alla notizia (leggi sotto) secondo la quale Verona sarebbe l'undicesima città in Europa per morti da smog, arriva la smentita, numeri alla mano, del comune di Verona, che in una nota fa presente come lo studio dell'università di Utrecht abbia dati vecchi e difformi da quelli di Arpav.

«In merito allo studio dell'Università di Utrecht, del Global Health Institute di Barcellona e del Tropical and Public Health Institute svizzero, pubblicato su The Lancet Planetary Health», spiega la nota di palazzo Barbieri, «il dato sull’inquinamento relativo a Verona (25,9 µg/m3 di Pm 2,5) non risulta conforme a quello rilasciato da Arpav, l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale. Dalla Relazione regionale sulla qualità dell’Aria di Arpav, nel 2019 il livello di pm 2,5 a Verona è stato di 19 µg/m3».

Per l'assessore all'ambiente Ilaria Segala «gli studi e le classifiche sono importanti ma in questo caso danno una fotografia che genera un allarme ingiustificato. I dati utilizzati non sono attuali, si basano su rilevamenti vecchi che non corrispondono alla realtà e pertanto sfalsano il risultato dell'algoritmo. Quella concetrazione di Pm 2,5 a Verona risale al 2015, e da allora sono in continuo e netto calo». 

 

 

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Inquinamento e mortalità, uno studio dell'Università di Utrecht, del Global Health Institute di Barcellona e del Tropical and Public Health Institute svizzero, pubblicato su The Lancet Planetary Health e finanziato dal ministero per l’innovazione spagnolo e dal Global Health Institute, fa la classifica delle quasi mille città europee in cui si muore di più a causa dell'inquinamento atmosferico. (QUI I DATI)

 

Brescia e Bergamo hanno il tasso di mortalità da particolato fine (PM2.5) più alto in Europa. Nella top ten anche Vicenza (al quarto posto) e Saronno (all’ottavo). Verona si piazza all'undicesimo posto, prima di Milano, Treviso e Padova per morti causate dalle Pm10, mentre è al 50° nella classifica di morti per biossido di azoto (NO2) 

 

I DATI DI VERONA. I risultati mostrano che 51mila morti premature da PM2.5 e 900 da NO2 potrebbero essere evitate in Europa ogni anno, se le città prese in esame riducessero i livelli dei due inquinanti raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Applicando le linee guida Oms sul PM2.5, a Brescia potrebbero essere evitati 232 morti l’anno, a Bergamo 137 e a Vicenza 124 e a Verona  269. Facendo lo stesso calcolo sulla base del biossido di azoto, a Torino, ci sarebbero 34 decessi in meno, e a Milano 103, a Verona 1. La provincia scaligera si trova sopra i parametri europei per quanto riguarda le PM10, registrando un 25,9 µg/m3 (livello massimo 25) e di poco sotto ai limiti di No2 con un 34,1 (limite massimo 40).

LO STUDIO. Ridurre l’inquinamento atmosferico ai livelli raccomandati dall’Oms potrebbe prevenire più di 50.000 decessi all’anno in Europa, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Lancet Planetary Health che auspica urgenti azioni in questo senso. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che l’inquinamento atmosferico uccida più di sette milioni di persone all’anno in tutto il mondo e provochi anche malattie e assenteismo sul lavoro.

 

La nocività delle polveri sottili per la salute è dimostrata, in particolare nelle aree urbane dove è alta la mortalità per malattie cardiovascolari e respiratorie, disturbi della gravidanza e della crescita fetale.

 

Lo studio ha calcolato le morti premature legate a questi due inquinanti in 1.000 città europee, giungendo alla conclusione che seguire le raccomandazioni dell’OMS impedirebbe 51.213 morti premature all’anno.

 

«Molte città non stanno ancora facendo abbastanza per affrontare l’inquinamento atmosferico», ha detto Mark Nieuwenhuijsen del Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal). Il numero di decessi legati all’inquinamento atmosferico varia da città a città: particolarmente colpite quelle situate nella pianura Padana, in Italia, in Polonia e in Repubblica Ceca. Al contrario, la capitale islandese Reykjavik, Troms› in Norvegia, Umea in Svezia e Oulu in Finlandia sono tra le città meno inquinate.

 

In media, l’84% della popolazione nelle città è esposta a livelli superiori a quelli raccomandati dall’OMS per il PM2,5 e il 9% per NO2. Per Sasha Khomenko, coautore dello studio, è importante mettere in atto misure adeguate alle condizioni locali, date le variazioni dei livelli di inquinamento. Le modifiche da apportare riguardano la circolazione stradale, l’industria, gli aeroporti e i porti, ma anche il riscaldamento a legna e carbone.

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