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«Misure severe, indignarsi non basta»

Bertucco (a sinistra) e Benini, capigruppo di minoranza in Comune
Bertucco (a sinistra) e Benini, capigruppo di minoranza in Comune
Bertucco (a sinistra) e Benini, capigruppo di minoranza in Comune
Bertucco (a sinistra) e Benini, capigruppo di minoranza in Comune

«L’indignazione non basta, servono misure severe contro le infiltrazioni». È dura la presa di posizione dei consiglieri del Pd Federico Benini, Elisa la Paglia e Stefano Vallani il giorno dopo la clamorosa operazione anti-’ndrangheta che ha coinvolto anche una delle maggiori aziende partecipate del Comune. «Il sindaco si dice disgustato da qualunque cosa abbia a che fare con la mafia, siamo con lui. Fatto sta, però», affermano gli esponenti del Pd, «che i mafiosi risultano essersi infilati come il coltello nel burro fin nei gangli vitali di una grande azienda pubblica, Amia, dando del tu sia ad un presidente che a un direttore generale e organizzando, stando alle risultanze delle indagini, affari sporchi, pianificando assunzioni di comodo e altri affari sempre più sporchi e redditizi». Benini, La Paglia e Vallani invitano il sindaco ad «assumersi la responsabilità politica di ciò che non funziona nella sfera d’influenza della propria amministrazione. Abbandonato Tosi», aggiungono, «Miglioranzi è stato premiato da questa amministrazione con un posticino in Esacom dopo aver mantenuto la presidenza Amia ben oltre le elezioni, mentre Cozzolotto è diventato direttore generale proprio con loro, scelte che ora vanno spiegate». E concludono: «Bastava una semplice ricerca per capire che Nicola Toffanin, detto l’avvocato, di fatto un “facilitatore di affari” della famiglia Giardino, non era uno stinco di santo... Bisogna allora fare in modo che qualunque dirigente comunale sia tenuto a fare tali verifiche, è compito del sindaco imporle». Chiede che venga attivata la commissione comunale di indagine prevista dall’articolo 14 del regolamento del Consiglio comunale Michele Bertucco di Verona e Sinistra in Comune. «Lo scopo», spiega, «non è sostituirsi agli organi inquirenti ma impedire che le aziende comunali diventino luoghi di malaffare». Bertucco invita a non sottovalutare i fatti: «I tentativi di infiltrazione ‘ndraghetisti non sono di oggi, il sottoscritto li denuncia da anni, alla luce di quanto rivelano inchieste della magistratura e giornalistiche e le interdittive prefettizie». Sulla vicenda interviene anche Manuel Brusco, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle: «Quando dei malavitosi si vantano di “tenere in pugno” amministratori e responsabili di aziende pubbliche, come emergerebbe dalle indagini sulle infiltrazioni mafiose nelle pubbliche amministrazioni, al netto di quale sia davvero la portata dell’influenza, vuol dire che l’obiettivo è condizionare la politica e le attività di impresa pubblica. L’inchiesta fa intravedere, inoltre, che sullo sfondo c’è la politica e Tosi appartiene a una certa politica veronese ora al tramonto, mentre l’arrestato Miglioranzi appartiene a una “nuova era” del centrodestra veronese in cerca di affermazione». Il caso riporta anche al tema del futuro di Amia, che è di Agsm, impegnata con Aim nell’aggregazione con un partner industriale. Il Consiglio comunale ha approvato una mozione per lasciare in house, tra Comune e Amia, la gestione rifiuti. Anche se Amia potrebbe rientrare nella newco nella quale un partner, A2A o un altro, cederanno un termovalorizzatore. Su questo Sinistra Italiana con Giorgio Gabanizza, Marco De Pasquale e Michela Faccioli, dice che «occorre verificare se vi è concordanza sulla necessità di investire in impianti che incentivano il riciclo e non l’uso della vecchia, costosa, inquinante tecnologia di inceneritori e discariche. Un buon impianto per il riciclo della plastica può portare maggiori utili». •

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