<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Minori, allarme abusi A Verona 46 in cura «Fenomeno grave»

Anche a Verona è allarme per gli abusi sui minori
Anche a Verona è allarme per gli abusi sui minori
Anche a Verona è allarme per gli abusi sui minori
Anche a Verona è allarme per gli abusi sui minori

Abusi sessuali e gravi maltrattamenti su minori. «Il fenomeno è ben peggiore di quello che emerge. È nascosto. E gli adulti fanno fatica a vederlo e a riconoscerlo», avverte Maria Scudellari, responsabile dell’unità Infanzia, Adolescenza e Famiglia dell’Ulss 9 scaligera. «Perciò è importante stare all’erta, continuando a curare la rete di “sentinelle” sul territorio, dai pediatri agli insegnanti, dal pronto soccorso agli assistenti sociali, fino agli stessi nuclei familiari, affinché al nostro Centro specialistico possa giungere il maggior numero possibile di segnalazioni. E fortunatamente, grazie al grande lavoro svolto negli ultimi 15 anni, Verona ha maturato una forte sensibilità sull’argomento». Sono stati 46, l’anno scorso, i bambini di città e provincia avviati a un percorso di psicoterapia al Centro per la presa in carico delle situazioni di abuso e maltrattamento dell’Ulss 9, in via Monte Novegno, all’interno del Cerris. «Per questi 46 minori, l’affiancamento dei nostri psicologi è arrivato una volta finito l’iter giudiziario, che talvolta può essere anche molto lungo, con il quale siano stati accertati seri danni ai bambini», spiega Scudellari. La casistica, purtroppo, è ampia. I «gravi maltrattamenti» includono le percosse al piccolo, ma anche la «violenza assistita»: quando un bimbo sia testimone delle botte subite da un genitore (più frequentemente dalla madre) o addirittura del suo omicidio. E c’è il triste e subdolo capitolo dell’abuso sessuale, più difficile da riconoscere se non lascia tracce visibili sul corpo. Il 60 per cento delle volte viene commesso all’interno della cerchia familiare. Spesso non è un abuso «completo», tuttavia lascia profondi traumi nella psiche dei bimbi. In cura ci sono anche 6 minori seguiti non perchè vittime ma perchè autori di un abuso sessuale. Da specificare, inoltre, che le violenze «sono trasversali ai ceti e non necessariamente maturano in contesti di disagio sociale». Durante tutto l’anno scorso il Centro di via Monte Novegno ha visto passare in totale 198 bambini e adolescenti. «Questi, però, non si sono rivelati tutti maltrattati o abusati. Attorno a loro c’erano preoccupazioni sollevate dai medici curanti, o dalle maestre, talvolta dagli stessi genitori, ovvero dai primi “rilevatori” di possibili problemi. Perciò i nostri specialisti hanno provveduto a fare chiarezza», specifica Scudellari. In 70 casi, si è reso necessario sentire il minore in «audizione protetta», cioè alla presenza di un magistrato. Al giudice poi spetta la decisione se approfondire o chiudere il caso. «Quando vi siano forti sospetti di abuso o maltrattamento su minore, la segnalazione in Procura è un dovere», chiarisce ancora Scudellari. «Tuttavia, spesso le persone sono in dubbio su come comportarsi. Ecco quindi che si rivolgono al nostro Centro, che ha anche un importante ruolo di consulenza. Ne svolgiamo circa 90 all’anno». Anche il Comune ha personale e strutture apposite per tutelare bambini e ragazzi in ogni situazione in cui il loro contesto familiare si riveli parzialmente o totalmente inadatto ad accoglierli. Il quadro è stato fatto ieri, nell’ambito della commissione consiliare in cui sono intervenuti i rappresentanti dei Servizi sociali comunali. I numeri: le famiglie prese in carico sono in totale 2.040, di cui 1.576 hanno chiesto aiuto spontaneamente mentre 464 sono state raggiunte da un provvedimento del tribunale (dati 2018). Nei 16 centri diurni appositi, sono assistiti 240 minori; 114 invece vengono seguiti a casa; 38 in piccoli gruppi educativi. Il capitolo degli affidi vede 86 bambini accolti in famiglie terze solo di giorno; 33 invece a tempo pieno. Sono 115 i minori inseriti in comunità educative; 71 in famiglie affidatarie. Durante la commissione, Paolo Roat del Comitato cittadini per i diritti umani ha chiesto delucidazioni su tre casi in cui il comportamento dei servizi sociali è stato ritenuto, a parare dell’associazione, «irregolare». Ma i rappresentanti del settore comunale hanno respinto ogni illazione e i documenti del comitato sono stati depositati agli atti della commissione. •

Lorenza Costantino

Suggerimenti