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All’ospedale di Borgo Roma

Mano amputata,
reimpiantata
in otto ore

All’ospedale di Borgo Roma
Un momento del delicato intervento a Borgo Roma
Un momento del delicato intervento a Borgo Roma
Un momento del delicato intervento a Borgo Roma
Un momento del delicato intervento a Borgo Roma

Un intervento che conferma l’eccellenza dell’Unità operativa complessa di chirurgia della mano dell’ospedale di Borgo Roma, polo di riferimento a livello nazionale da oltre quarant’anni, da quando cioè qui il professor Landino Cugola, allora responsabile, effettuò il primo reimpianto di una mano. Ed è quello che è accaduto anche venerdì scorso, quando nel pomeriggio all’ospedale di Borgo Roma è arrivato con l’elisoccorso un paziente di Portogruaro che aveva subito un infortunio sul lavoro: con una sega circolare si era amputato la mano destra.

 

«Siamo stati allertati dal coordinamento regionale per la gestione dell’urgenza di chirurgia della mano», spiega il dottor Massimo Corain, direttore dell’Unità di Borgo Roma. «Si trattava di un intervento particolarmente importante in quanto si trattava di reimpiantare la mano completa. Nella nostra unità gli interventi di reimpianto non sono pochi: siamo nell’ordine di 40-45 interventi l’anno, ma in genere si tratta di reimpianti di qualche dito, questa volta evidentemente era un intervento molto più complesso».

 

In sostanza all’ospedale di Borgo Roma sono arrivati il paziente con la mano amputata e la stessa mano conservata in un contenitore per tessuti. «Era già pronta la sala operatoria dove sono intervenuti due chirurghi, la dottoressa Roberta Sartore e il dottor Filippo Zanotti, sotto il mio coordinamento. L’intervento è durato otto ore. Possiamo dire che le maggiori criticità in questi casi sono quelle di ripristinare il flusso sanguigno dell’arto amputato insieme alla ricostruzione di tutti i tessuti coinvolti.

 

L’intervento è andato bene e ora il paziente è ricoverato in prognosi riservata nel reparto di chirurgia della mano. Sta seguendo ovviamente la terapia d’obbligo nel caso di reimpianto, che come maggiori rischi post operatori ha il pericolo di infezioni e il ripristino del microcircolo». Ancora una volta dunque un intervento all’avanguardia che mette al centro l’eccellenza della sanità veronese. Anche perché - come spiega il dottor Corain - centri come questo dell’ospedale di Borgo Roma non sono così diffusi e soprattutto fanno sempre più fatica a restare aperti: «Nel nord Italia esiste più o meno un centro di riferimento per regione, se scendiamo più al sud la situazione è decisamente più difficile». «Il problema di centri come il nostro però è dato anche dal fatto che questa specializzazione richiede un lungo apprendimento e una grandissima dedizione nel senso che spesso si lavora di notte e nel fine settimana, dato che si tratta di un servizio senza limiti orari», prosegue il dottor Corain.

 

«La situazione qui da noi, rispetto a tutte queste criticità che toccano questo tipo di unità, è tutto sommato buona: abbiamo infatti attualmente sei medici chirurghi e una collaborazione con la specialità di Ortopedia dell’Università di Verona, il che significa che possiamo contare anche su alcuni specializzandi. Insomma, un’unità in fase di crescita e sviluppo, con un’attività molto intensa». Per quanto riguarda il paziente cui è stata reimpianta la mano con il lungo intervento di venerdì scorso, ancora in prognosi riservata, si prevede che debba restare all’ospedale di Borgo Roma, nel reparto di chirurgia della mano, ancora per una settimana, poi secondo quanto prevede il protocollo, potrà cominciare la fisioterapia per la riabilitazione. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Galetto

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