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«Loro stavano litigando
e sono andato in cucina»

La polizia scientifica davanti al B&B dove è avvenuto l’omicidio
La polizia scientifica davanti al B&B dove è avvenuto l’omicidio
La polizia scientifica davanti al B&B dove è avvenuto l’omicidio
La polizia scientifica davanti al B&B dove è avvenuto l’omicidio

«Non ho visto niente, mentre stavano litigando sono andato in cucina a prendere il vino». Questa la versione che il compagno di stanza di Joaquin Fajardo Moio, morto per una coltellata all’inguine la sera del 31 agosto, ha ribadito ieri davanti al gip Giuliana Franciosi nel corso dell’incidente probatorio chiesto dai difensori di Sergio Soares Lourenco, indagato di omicidio preterintenzionale, per cristallizzare le dichiarazioni della persona che, fisicamente, era più «vicino» ai due colleghi di lavoro che stavano litigando per un pacchetto di sigarette non restituito.

Un’udienza durata più di due ore e anche ieri, sollecitato dalle domande del magistrato, ha ribadito di non aver visto niente: «stavo mangiando e mi sono alzato». Soares Lourenco alle 13 è entrato nella stanza del magistrato, indossa gli stessi pantaloni corti che aveva la sera dell’arresto perchè da quando è stato condotto a Montorio i suoi legali, gli avvocati Paolo Mastropasqua e Luca Tirapelle, hanno avuto difficoltà a trovare qualcuno dei responsabili che, all’interno del residence «Dimora del viaggiatore», teatro della tragedia, consegnasse loro gli effetti personali dell’indagato.

Il ritardo nella restituzione di un pacchetto di sigarette, il litigio, un morto e un’accusa di omicidio preterintenzionale a carico di un uomo di 37 anni, Sergio Soares Lourenco. Uno scambio verbale acceso avvenuto a ora di cena alla quale all’inizio hanno assistito almeno in due ma che poi, nel tragico epilogo, non ha avuto testimoni. Solo il compagno di appartamento della vittima, Joaquim Fajardo Moio, che si stava preparando a cenare con lui, al culmine del litigio si è alzato per andare a prendere il vino in cucina, un locale attiguo.

Il gruppo di 30 portoghesi lavora per conto di una ditta di Coimbra, la Eurorefract, che si occupa di montaggio di forni industriali. Quel giovedì sera erano tutti rientrati da poco.

«Sono rientrato alle 20.30», disse Josè alla polizia. «Joaquin Moio stava preparando la cena in cucina da solo. Mi sono fatto una doccia e sono uscito nell’atrio dove solitamente mangiamo. Mi sono seduto con Joaquin per mangiare, sulla tavola c’erano le posate normali, i coltelli hanno la punta tonda». Ad un certo punto sono arrivati altri colleghi. «Sergio è arrivato insieme a due persone, ha iniziato a discutere con Joaquin per delle sigarette, hanno cominciato a litigare e io sono entrato in cucina e sentivo loro due che si stavano azzuffando».

Su questo particolare il gip ha gli ha chiesto se a quel punto non è uscito dalla cucina ma il testimone ha ribadito di aver solo sentito il litigio e che una volta tornato nell’atrio ha visto Joaquin che si teneva le mani sull’inguine. «Sergio è rimasto lì e cercava di aiutare Joaquin che si è trascinato fuori mentre Sergio gli è sempre rimasto vicino e gli diceva ”non morire”. Gli ha messo anche un asciugamano sotto la testa. Non ha detto niente, si è solo adoperato per soccorrere Joaquin». La coltellata sferrata «alla cieca» (perchè l’indagato sostiene di essere stato preso per il collo dalla vittima) aveva reciso l’arteria femorale.F.M.

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