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LA PROTESTA

Le «sardine» (o «sardele») anche a Verona. In settemila si riuniscono (per ora) su Fb

La prima riunione delle sardine a Bologna, più di diecimila persone in Piazza Maggiore
La prima riunione delle sardine a Bologna, più di diecimila persone in Piazza Maggiore
La prima riunione delle sardine a Bologna, più di diecimila persone in Piazza Maggiore
La prima riunione delle sardine a Bologna, più di diecimila persone in Piazza Maggiore

«Forse a Verona è più giusto chiamarle sardele». Qualcuno la proposta l’ha lanciata, ma è stata presto bocciata: se sardine sono, sardine devono restare, ha deciso il resto della community. Ossia quasi settemila veronesi che nel giro di 24 ore hanno aderito alle «Sardine di Verona», il gruppo Facebook nato sull’onda del movimento spontaneo lanciato da 4 giovani emiliani che, nei giorni scorsi, ha riempito le piazze di Bologna e Modena con oltre ventimila persone.

Nessun cappello dei partiti, almeno per ora, soltanto mobilitazioni convocate via Facebook e WhatsApp che hanno dato origine, in questi giorni, a diversi sit in dal Nord al Sud del Paese e a numerose delegazioni territoriali. Nel mirino un partito però c’è, ed è sintetizzato nello slogan del gruppo locale: «Verona non si lega».

 

«VOGLIAMO ANDARE OLTRE L'ANTISALVINISMO»

«In realtà non siamo nati con l’obiettivo di contrastare Salvini, vogliamo andare oltre, far emergere quell’ampia fetta di cittadini che crede nell’antifascismo, nell’antiterrorismo», puntualizza Jacopo Buffolo, studente universitario, 23 anni, di San Giovanni Lupatoto, ideatore delle «Sardine di Verona».

Nessuna tessera politica né militanza alle spalle, ma tanto attivismo negli ambienti studenteschi già dai tempi in cui frequentava il liceo Galilei. Ora Jacopo fa il pendolare tra Verona e Padova, dove è iscritto alla facoltà di Storia e dove, per pagarsi gli studi, svolge il servizio civile. E intanto coordina la pagina Facebook delle «Sardine» veronesi insieme agli altri cofondatori, l’ex compagno del Galilei Daniele Facci, laureando in Giurisprudenza, Deborah Fruner, che a Verona frequenta il corso di laurea magistrale in scienze dell’Educazione, e Matteo Tacconi, che di anni ne ha 25 e studia all’Accademia di Belle Arti. Nessun legame con i partiti, per tutti solo tanto attivismo nei movimenti studenteschi.

 

RAGAZZI E GENITORI

Tra i seimila veronesi che si sono iscritti al gruppo ci sono ragazzi ma anche genitori, come Sara Castagnoli che, spiega: «Ai miei due ragazzi cerco ad ogni occasione di far capire che tutti vanno rispettati, che chi ci sembra diverso ha invece qualcosa di nuovo da portarci». Ci sono poi professionisti, una psicoterapeuta, una poetessa, pure un insegnante di liceo, Matteo Menghini, che sulla pagina Facebook scrive: «Ogni giorno sono impegnato nel tentativo di trasmettere ai ragazzi l’importanza della cultura, di valori quali l’onestà, l’umiltà e l’altruismo».

Anche il writer Cibo, al secolo Pier Paolo Spinazzè, ha dato piena adesione: «Per gli striscioni potete contare su di me», ha scritto. «Non ci aspettavamo tanta partecipazione in così poche ore», ammette Jacopo, «e, in un contesto particolare come quello veronese: significa che c’è un pezzo di città che vuole fare la sua parte per cambiare l’aria. Sicuramente non resteremo solo sulla rete: come dice il manifesto delle Sardine», prosegue, «sappiamo di essere persone reali, la piazza è parte del mondo reale ed è lì che vogliamo tornare. Per questo a breve ci daremo anche un appuntamento fisico per conoscerci. Per dimostrare che qualcosa può iniziare a cambiare».

Francesca Lorandi

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