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Lavoro, tasse, reddito: le battaglie di sinistra ora sono di M5S e Lega

Paolo Feltrin, politologo
Paolo Feltrin, politologo
Paolo Feltrin, politologo
Paolo Feltrin, politologo

«Vediamo che finalmente c’è la ripresa e nessuno ci dà un euro»: il grido di dolore che viene dal Sud Italia e dai ceti meno ricchi è stato intercettato da Movimento 5 stelle e Lega. Secondo Paolo Feltrin, docente di Scienza politica all’università di Trieste, è questo il motivo che ha portato i due partiti, in barba ancora una volta a certi sondaggi, a stravincere persino nelle cosiddette regioni rosse. Il professore ha esposto le sue opinioni sul panorama post-voto l’altro giorno nella sede della Cisl in un evento dedicato a una prima interpretazione, quanto mai necessaria anche per i sindacalisti. Se i risultati hanno espresso una critica alle élite, colpevoli di aver tradito e dimenticato la voce popolare, anche il sindacato, in quanto istituzione politica è chiamato a riflettere, ha spiegato Massimo Castellani, segretario generale della Cisl Verona. Per spiegare la batosta elettorale di Forza Italia e Pd, Feltrin ha presentato due ragioni. Innanzitutto la semplicità e la chiarezza del programma di Lega e M5s, dall’altra l’intercettazione di un’esigenza profonda: lavoro e denaro. Battaglie che una volta appartenevano alla sinistra. Perché Leu e Pd hanno tralasciato quella vocazione popolare? Secondo Feltrin approvando la riforma Fornero (che impone un adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita), dedicandosi alle battaglie civili (come unioni civili e fine vita) e auspicando una maggiore integrazione nell’Unione Europea (che per molti vuol dire solo più austerity), il Pd ha trovato ascolto e voti solo tra i ceti medio alti (compresi, naturalmente, quelli veronesi), presenti soprattutto nei grandi centri abitati. Al grido invece di «tagliamo le tasse!» e «Reddito di cittadinanza per i più poveri» i vincitori hanno capito e si sono fatti portavoce di un grande disagio presente in chi più di tutti ha sentito la crisi economica del 2006. «Dieci anni di crisi così forte non passano invano», ha spiegato Feltrin. La stessa crisi che ha portato al potere Trump e le destre un po’ in tutta Europa (soprattutto a est) e causato la Brexit. Riflessi internazionali dunque e questioni tutte nazionali, come la spaccatura tra sud e nord, ripresentatasi in maniera drammatica e inequivocabile: «Il meridione è una polveriera pronta a esplodere», non è un caso che le percentuali di votanti siano aumentate proprio in queste regioni, a significare una protesta montante. Tuttavia «è ancora presto per avere un esecutivo», bisogna che si calmino le acque, e ci vuole un tempo del tutto fisiologico, almeno un po’ di settimane. Di certo ci sarà molto su cui riflettere per il nuovo governo.

A.Lug.

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