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LOTTA ALLA PANDEMIA

La Terapia intensiva ora non basta più: riapre il reparto Covid in Borgo Trento

Semi-intensiva: riapre il reparto per i pazienti Covid a Borgo Trento
Semi-intensiva: riapre il reparto per i pazienti Covid a Borgo Trento
Semi-intensiva: riapre il reparto per i pazienti Covid a Borgo Trento
Semi-intensiva: riapre il reparto per i pazienti Covid a Borgo Trento

Ieri pomeriggio era tutto un via vai di infermieri e medici dal Polo Confortini alla spina centrale dell’ospedale di Borgo Trento. I vertici dell’azienda ospedaliera hanno deciso di riaprire oggi la terapia semi-intensiva Covid nel «solito» padiglione 13 che, dallo scoppio della pandemia nel febbraio 2020, funziona un po’ come la «cartina tornasole» della situazione: viene rimesso in funzione quando i letti in Terapia intensiva dedicati ai contagiati non bastano più. E oggi, a Verona, è così: ci sono 7 pazienti intubati con Sars Cov-2 su 8 postazioni disponibili.

 

Il «saldo» tra chi entra e chi esce dalla rianimazione è sempre positivo e questo, proprio per l’aumento della circolazione del virus, impone di incrementare gli spazi dedicati ai soggetti più critici, in previsione di scenari peggiori: la strategia di alleggerire la rianimazione aprendo l’area di semi-intensiva risponde alla necessità di salvaguardare la funzionalità dell’attività ospedaliera, garantendo ai ricoverati con altre patologie assistenza a 360 gradi. Perché il «problema», in questa quarta ondata come nelle precedenti, è sempre lo stesso: evitare di intasare gli ospedali di contagiati, mandando così in tilt l’offerta sanitaria, chiudendo reparti e bloccando le attività ordinarie.

 

«Ecco perché oggi riapre la semi-intensiva», conferma il primario di Pneumologia Claudio Micheletto, «perché così vengono assegnati a noi i pazienti non intubati che possono rispondere alla terapia con Casco o con maschera, permettendo così ai colleghi anestesisti di occuparsi anche del resto, cioè dei no-Covid». E aggiunge: «Nella nostra semi-intensiva finiscono persone con un quadro polmonare compromesso assistite nella respirazione attraverso ventilazione meccanica: diciamo che sono i casi che non possono essere trattati in area medica, tipo Malattie infettive, perché abbisognano di un livello di assistenza respiratoria che là non fanno, ma che possono evitare di ricevere il tubo in gola rispondendo alle terapie non-invasive. Diciamo una “via di mezzo“ dedicata a situazioni comunque complicate, che ancora, a distanza di quasi due anni, continuiamo a vedere».

 

Micheletto è sincero: «Davvero non avrei mai voluto trovarmi di nuovo ad aprire la porta di questo padiglione. Farlo significa che le cose, pur andando meglio che in passato, non vanno comunque benissimo». E conclude: «Se ci salviamo è solo grazie al vaccino, altrimenti saremmo di nuovo in ginocchio». La storia della Semi-intensiva Covid di Borgo Trento va di pari passo con il su e giù della curva pandemica. Esattamente tredici mesi fa ri-apriva, dopo la pausa estiva, e Micheletto allora aveva avuto parole di scoramento: «Il padiglione 13 è un piccolo ospedale dedicato al Coronavirus. Riaprire queste stanze ci emoziona, ci sono tornate davanti le facce di tutti coloro che erano passati da qui in primavera, le loro sofferenze, i loro sorrisi, la soddisfazione di mandarli a casa, il dolore per chi invece non ce l’ha fatta, la nostra fatica, il sudore, i vestiti pesanti, le maschere. Non siamo contenti di rientrare, ci aspetta un lunghissimo periodo, l’inverno non sarà certo favorevole. Abbiamo il Pronto soccorso strapieno, tante persone con sintomi. Termino una notte allucinante», spiegava il primario al termine del turno, «qui i ricoveri sono continui, è un film già visto. Non mi ricordo chi ha detto che il virus era clinicamente morto, dopo 24 ore consecutive di lavoro forse perdo la memoria».

 

Oggi lo stato d’animo non è esattamente quello di allora, ma il dottor Micheletto è chiaro: «Non ci ridurremo come un anno fa, anche perché sarebbe impossibile affrontare di nuovo quella situazione. A salvarci oggi è la campagna vaccinale che però deve ora essere implementata e rinforzata con le terze dosi. L’invito, a fronte di una curva che continua a dirci che l’infezione c’è e tira su la testa in ogni momento attraverso le sue varianti, è quello di fare il booster, di indossare la mascherina e di evitare gli assembramenti. Noi oggi aggiungiamo 8 letti di semi-intensiva perché c’è chi ha Sars Cov 2 e rischia di finire in rianimazione. Nella quasi totalità dei casi qui accogliamo chi non ha fatto il vaccino».

Camilla Ferro

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