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Le iscrizione all'Aire

La pandemia non frena la fuga all’estero: 1.728 i veronesi hanno lasciato l'Italia nel 2020

Frontiera. L’area di controllo dei passeggeri in un aeroporto
Frontiera. L’area di controllo dei passeggeri in un aeroporto
Frontiera. L’area di controllo dei passeggeri in un aeroporto
Frontiera. L’area di controllo dei passeggeri in un aeroporto

La pandemia non ha fermato la fuga dei veronesi all'estero. Persino nell'anno nero del Covid e delle chiusure, 1.728 nostri concittadini hanno lasciato la provincia, privilegiando destinazioni europee, su tutte il Regno Unito e la Germania. Lo registrano i dati dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero contenuti nell'edizione 2021 del «Rapporto italiani nel mondo», pubblicato dalla Fondazione Migrantes della Cei per cura di Delfina Licata e con il contributo del sociologo veronese Riccardo Giumelli, che è membro del comitato scientifico.

Da un anno all'altro, il contingente dei veronesi iscritti all'Aire è aumentato di 3.000 unità: i 48.709 del 2019 sono diventanti 51.619 nel 2020. I 1.728 espatriati fanno di Verona la 17° provincia italiana per numero di nuove registrazioni all'Aire, il resto si divide tra gli iscritti per nascita, che sfiorano il 20% del totale, e gli iscritti «per scelta», ossia coloro che hanno acquisito all'estero la cittadinanza italiana.

In Veneto, il comune di Verona è al terzo posto per numero di iscritti all'Aire, dopo Venezia e Padova. Gli «expat» partiti da qui sono incrementati dello 0,3 per cento, passando da 13.469 nel 2019 a 14.160 nel 2020. Ma il fenomeno diviene ancora più significativo se si considera che, normalmente, solo un terzo di chi va a vivere all'estero comunica il cambio di residenza in via ufficiale.

«L'unica popolazione veronese che continua a crescere è quella che risiede stabilmente all'estero», conferma Giumelli. «Mentre la città si spopola, altre zone del mondo si ripopolano di veronesi». Si ripopolano e ringiovaniscono: i veronesi iscritti all'anagrafe estera hanno in media tra i 18 e i 49 anni, sono uomini e donne in percentuali quasi identiche (51,7% contro 48,3%), in due casi su dieci sono minorenni e in quattro su dieci sono iscritti per nascita; tutti segnali di una migrazione che riguarda in massima parte nuclei famigliari o giovani coppie con figli piccoli al seguito.

In generale, il 2020 ha messo a dura prova la libertà di circolazione, ha senz'altro frenato i progetti di mobilità, ma non li ha annullati completamente. «In Veneto gli espatri sono diminuiti del 22,4%, ma, sinceramente, mi aspettavo un decremento molto maggiore, almeno del 70%, considerati i diversi mesi di lockdown vissuti a livello internazionale», afferma il sociologo. «La pandemia», sottolinea, «non ha arrestato l'esodo continuo a cui si assiste da 15 anni a questa parte, sebbene le fragilità risultate più evidenti con il coronavirus si siano riflesse in parte anche sulla percentuale degli espatriati con più di 65 anni, diminuita dello 0,1 per cento tra il 2019 e il 2020». Su 5,6 milioni di italiani nel mondo, 479.405 sono veneti. La nostra è la seconda regione per numero di partenze dietro la Lombardia, che mantiene il solido primato. Quasi un veneto su dieci, per la precisione il 9,9%, ha fatto le valigie per trasferirsi altrove. Solo nel 2020 se ne sono andati in 12.346: l'11,3% della popolazione.

Laura Perina

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