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La storia raccontata da Antonio Gioco

La disfida della Pearà tra poesia e tivù. Il dietro le quinte del duello tra Brera e Giorgio Gioco

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Gianni Brera e Giorgio Gioco ai 12 Apostoli nel 1977
Gianni Brera e Giorgio Gioco ai 12 Apostoli nel 1977
Gianni Brera e Giorgio Gioco ai 12 Apostoli nel 1977
Gianni Brera e Giorgio Gioco ai 12 Apostoli nel 1977

Ho trovato assai gustoso il ricordo dell’amico Silvino Gonzato della disfida della Pearà fra papà Giorgio ed il grande, ma veramente grande, Gianni Brera. Da ragazzino assistevo spesso a queste diatribe, a volte anche pungenti fra personaggi di penna e l’oste che non si sottometteva ai sommi. Per citarne un'altra, ecco che fra Montanelli, Marchi e papà Giorgio si discuteva animatamente se, sulla pasta e fagioli, andasse olio di oliva extra vergine di un verde meravigliosamente intenso o una generosa nevicata di profumato parmigiano. E, una volta decretato l’olio l’ingrediente più indicato per la sublime zuppa, non contenti, se, meglio metterne una croce oppure una C.

Ecco dove si perdevano le più illuminate penne del panorama culturale italiano e l’oste mediava, li metteva d’accordo mettendo sulla pasta e fagioli del formaggio e dell’olio, una C e anche una croce. In ogni modo anche parlando di cibo questi personaggi erano straordinari, ogni ragionamento un insegnamento.

Ma torniamo alla Pearà, in questo periodo di pantofole e casa ho avuto il tempo di scavare nello studio del papà trovando storie incredibili, carteggi, telegrammi, pizzini al gusto di Pearà. Insomma una riserva di documentazioni che segnano in maniera poderosa la seconda metà del 900. Ho trovato, per stare in tema, la brutta copia di una poesiola/filastrocca scritta a mano dietro ad un menù, che il papà avrebbe poi inviato, via posta, all’amico Gioan, Gianni Brera.

Eccola, pepata al punto giusto e riscaldata con il cuore veronese.

 

Chi vuol esser lieto sia…..pol andar fin a Pavia,

su la strada de Alboin, e trovarghe anca el vin,

(che non ga tante pretese quel de l’Oltrepò Pavese).

Chi va in c(s)erca de Pearà, l’è costreto a vegner qua,

fin dai tempi de la storia, ghe ne femo na baldoria.

Con el manzo e codeghin, con un gran bocal de vin.

L’è na salsa straordinaria, che te fa mandar a l’aria,

roversandoli dal fondo, i pensieri de sto mondo.

L’è un contorno benedeto, el te piase ma el te beca,

el te fa sentir galeto, come quelo de la Checa.

Viva dunque la Pearà, che te trovi solo qua

Te la magni qua a Verona, te la trovi sempre bona.

Giorgio

 

Una volta giunta sulla scrivania di Gianni Brera ecco che scattava la “vendetta”. Questa volta non veniva usata la penna ma la parola, ed ora vi spiego come. Vi ricordate la Domenica sera quando, quasi tutta Italia, era incollata davanti al televisore ad assistere alla trasmissione La Domenica Sportiva? Brera aveva un suo spazio molto atteso dal pubblico. Con la sua pipa in mano parlava di calcio come mai nessuno è riuscito a fare. Nella dotta disanima della giornata di campionato fra Milan, Inter, Cagliari, Juventus, Rombo di tuono, l’Abatino e il vecchio saladino ecco che Brera si fermava improvvisamente dicendo: scusatemi, ma ora devo rispondere al mio amico Giorgio Gioco che vuole avere ragione su di una salsa che vorrebbe veronese ma è assolutamente pavese … Ecco il fendente sferrato davanti a, direi, milioni di italiani assetati di moviola ma che, con Brera, dovevano sorbirsi della fumante Pearà televisiva.

Questa è una storia vera che rasenta però la poesia popolare fatta da uomini colti e passionali. Naturalmente era pur sempre una guerra con la “g” minuscola ed ognuno usava le armi che si ritrovava, il cuoco una penna e qualche mestolo, il giornalista una telecamera che lo portava direttamente nelle case degli italiani: “il bello della diretta”. Papà Giorgio impietrito sulla poltrona domenicale sorrideva e già pensava alla prossima mossa. Si sono voluti bene..

Antonio Gioco

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