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La «battaglia del rumore»
coinvolge anche un ristorante

L’ingresso del ristorante Amo, in vicolo Due Mori FOTO MARCHIORI
L’ingresso del ristorante Amo, in vicolo Due Mori FOTO MARCHIORI
L’ingresso del ristorante Amo, in vicolo Due Mori FOTO MARCHIORI
L’ingresso del ristorante Amo, in vicolo Due Mori FOTO MARCHIORI

La musica fino a tardi; gli schiamazzi o, alla meglio, il chiacchiericcio continuo dei clienti sotto le finestre. Quando va male, si aggiungono le urla e le azioni poco civili di chi è annebbiato dall’alcol. La mattina dopo, restano i «souvenir»: i vuoti abbandonati per terra o su muretti e davanzali esterni dei palazzi, testimonianza dei molti bicchieri della staffa scolati dagli avventori, sempre sotto le finestre altrui.

È il copione della difficile convivenza tra locali e residenti del centro storico che, come riportato nei giorni scorsi da L’Arena, si ripete con poche variazioni in luoghi diversi. I residenti sono esasperati per il continuo disturbo arrecato al loro sonno. Ma, dall’altra parte, i baristi replicano che loro devono pur vivere, e che in una città smorta, senza musica, dove le insegne si spengono presto, l’economia non «gira».

I vigili, su ordine dell’amministrazione comunale, a sua volta pungolata dal malcontento degli abitanti, sanzionano immancabilmente bar e ristoranti che non rispettano il regolamento sul limite orario e di decibel della musica. Provvedimenti anche duri, come quello contro un locale di Borgo Trento, costretto a rinunciare alle note per quasi un mese: ma perfino il Tar ha rigettato il suo ricorso.

Ora la saga si arricchisce di un nuovo capitolo, e di quelli movimentati. I focolai di «guerra» non si limitano più a piazza Erbe, cuore della movida veronese, e nemmeno alla Carega con le sue osterie amate dai giovani. Il dito viene puntato contro un insospettabile, sia per tipologia sia per posizione: il ristorante Amo (Arena Museo Opera), nel defilato vicolo Due Mori. L’intero palazzo appartiene a Cariverona e la gestione è stata da poco affidata alla famiglia Battistoni, già titolare del Calmiere a San Zeno.

Gli screzi con i residenti del portone accanto sono esplosi a causa di due recenti feste con musica dal vivo e dj set organizzate al ristorante il 27 maggio e il 4 giugno scorsi. In quest’ultima occasione, sono stati chiamati i vigili.

«La pattuglia è arrivata poco dopo le 24, a musica già spenta», raccontano il gestore Pietro Battistoni e il figlio Martino. «Hanno verificato permessi e licenze, e sono andati via senza trovare nulla». I vigili si sono recati all’Amo altre volte, pare sempre senza riscontrare irregolarità. C’è da dire che la clientela del ristorante, pur vivace, non è fra le peggiori.

«Ma in casa patiamo un rimbombo insopportabile», si lamentano i residenti. «E i clienti chiacchierano ore e ore sotto le nostre finestre».

«Programmiamo appuntamenti di musica dal vivo una volta al mese circa», ribattono i gestori. «Abbiamo necessità di attirare clientela: il ristorante è poco conosciuto perfino dagli stessi veronesi. Qui ci sono stipendi da pagare. Solo la musica può fare il “miracolo“».

Il ristorante Amo ha avuto poco successo fin dalla nascita; i Battistoni lo vorrebbero risollevare. Certo, però, non ha aiutato a placare gli animi il cartello appeso in bella vista dopo i controlli della polizia municipale: «Per i nostri “cari amici“ condomini: non siete riusciti a rovinarci la festa! Le forze dell’ordine non hanno riscontrato alcuna irregolarità. Come si suol dire: ritenta e sarai più fortunato/a. Preparatevi per il 24 e 25 giugno, stay tuned! La direzione dell’Amo Opera Restaurant».

E la saga continua. L.CO.

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