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Il vescovo ai parroci

L’appello di Zenti: «Preti, siate responsabili e vaccinatevi. Tutelate la comunità»

Il vescovo di Verona, monsignor Zenti
Il vescovo di Verona, monsignor Zenti
Il vescovo di Verona, monsignor Zenti
Il vescovo di Verona, monsignor Zenti

L’appello è netto. Senza se e senza ma. Rivolto ai preti. «A voi tutti domando di vaccinarvi, per ragioni pastorali, per il contatto che avete con la gente, la quale ha diritto di essere salvaguardata nella sua salute da chi presiede una comunità». È quanto dice il vescovo Giuseppe Zenti in una lettera inviata al clero diocesano, nella quale affronta la questione del vaccino. Ed è chiaro che quanto dice Zenti ai parroci e a tutti i preti - con approfondite argomentazioni, prima di arrivare all’invito a vaccinarsi - assume un valore più ampio.

Sciogliere i nodi. Il tema del vaccino anti-Covid 19 ha interrogato e diviso la comunità civile. E quindi anche quella ecclesiale, che a Verona e nel territorio della diocesi - che tocca anche una quota della provincia di Brescia, nella zona di Desenzano e dell’entroterra gardesano - è parte viva e attiva della società. Proprio per questo il vescovo Zenti è tornato ancora sulla questione, con la lettera ai suoi «confratelli», come li chiama. Parlando del vaccino, Zenti rivolge un invito, chiarissimo, ma non certo un diktat.

«Ognuno è libero di farlo o no», scrive affrontando la questione, «senza schierarsi però in una battaglia ideologica. Soprattutto», aggiunge la guida della Chiesa cattolica veronese, «nessuno può appellarsi all’obiezione di coscienza, per il fatto che all’origine della sperimentazione siano state usate cellule di feti abortiti (cosa che non fa onore alla scienza)».

Le direttive. Il vescovo prosegue facendo riferimento alle linee guida formulate dalla Chiesa su questa materia. «La Congregazione della Fede», cioè l’organismo che promuove e tutela la dottrina della Chiesa, «si è espressa formalmente, affermando che vaccinarsi è lecito moralmente. L’obiezione di coscienza», spiega dunque il vescovo, «ha senso solamente in presenza di un peccato. E la vaccinazione peccato non è. Di conseguenza, nel caso presente l’obiezione di coscienza è destituita di ogni ragione d’essere». Ma va oltre, il vescovo, con le sue affermazioni. «Se ci sono altre ragioni, come allergie al vaccino, esulano dal caso di coscienza».

Il vescovo affronta dunque, in sintesi ma con parole mirate, il tema del dibattito pubblico sulle vaccinazioni anti-Covid. Non nascondendo delle sue preoccupazioni per le modalità con cui questo viene affrontato e portato avanti. «Personalmente, ho il fondato timore che circolino da tempo, specialmente sui social, dei guru che fanno sentire la loro voce imperiosa e minacciosa, come fosse la voce dei profeti da salvaguardia degli avamposti della fede autentica. Il che significa, in soldoni, che pretendono di essere magistero profetico del Magistero stesso della Chiesa», spiega Zenti, che poi lancia una sorta di allarme.

«Ne sortisce una sorta di scisma implicito, come rifiuto di accogliere nella fede il Magistero ordinario della Chiesa. Pericolosissimo. Antiecclesiale e antipapale». Vicini al Papa Il vescovo di Verona, dunque, è chiarissimo quando parla di questo rifiuto. «C’è odore acre di subdola, e fors’anche scoperta, ribellione al papa Francesco, il quale non ha temuto di affermare che la vaccinazione oggi è un atto di carità. Chiedo esplicitamente a voi miei preti di non entrare in questo circuito antiecclesiale e, tanto meno, di propagandarlo».

Poi si arriva all’appello ai preti a vaccinarsi - riportato all’inizio di questo articolo - per rispetto e come esempio nei confronti delle comunità. «Qui non si tratta di reclamare un diritto, quello alla libertà individuale», precisa il vescovo, «ma di essere responsabili di fronte ai diritti degli altri, tra cui quello della salute. Se esistono gravi ragioni altre, se ne potrà parlare. Ma non tirate in campo l’obiezione di coscienza. Diversamente vorrebbe dire che non avete chiaro il campo di esercizio dell’obiezione di coscienza. Se vi restano dubbi, venite a parlarmene», conclude Zenti, «in un confronto in stile sinodale. E di certo ne faremo oggetto di conversazione in Unità pastorale».

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