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Il fenomeno

Istruzione parentale: quadruplicate in due anni le famiglie veronesi che la usano

Cresce il fenomeno dell'homeschooling anche nel Veronese
Cresce il fenomeno dell'homeschooling anche nel Veronese
Cresce il fenomeno dell'homeschooling anche nel Veronese
Cresce il fenomeno dell'homeschooling anche nel Veronese

Sta prendendo piede anche da noi il fenomeno conosciuto come «homeschooling», una forma alternativa di educazione per bambini e ragazzi in età scolare piuttosto diffusa negli Stati Uniti. È legale e garantita dalla Costituzione: il nostro ministero dell'Istruzione la chiama «istruzione parentale».

Gli alunni veronesi che studiano «a casa» e poi fanno l'esame di idoneità a scuola per essere ammessi alla classe successiva sono quadruplicati nel giro di due anni: erano poche unità nell'anno scolastico 2018/19 – l'ultimo prima della pandemia – e sono 44 quest'anno, con un intermezzo di 25 nel 2019/20.
Attenzione, però: il numero fa riferimento alle dichiarazioni rilasciate fino a questo momento al Comune di Verona, a cui le famiglie residenti nel capoluogo sono tenute a formalizzare l'intenzione di adempiere all'obbligo dell'istruzione scolastica per il loro figlio tramite il ricorso all'educazione parentale e di essere in grado di farlo sia in termini di competenze tecniche (qualora decidessero di farsi carico dell'istruzione in prima persona) sia di possibilità economiche (nel caso in cui si appoggino a insegnanti privati).

«Mi aspetto che la cifra cresca», dice il sindaco Federico Sboarina. E spiega: «L'anno scorso abbiamo ricevuto comunicazioni di questo tipo fino a dicembre, gennaio. Dunque, ben oltre la primissima fase di avvio dell'anno scolastico. Che ne siano arrivate 44 prima dell'inizio delle lezioni, mi porta a ipotizzare che potremmo arrivare a una sessantina, forse di più». La casistica più comune riguarda gli alunni della primaria e, in misura minore, della secondaria di primo grado. Più limitato, invece, il numero degli «homeschooler» iscritti al primo biennio delle superiori.
È indubbio che le famiglie che in questi mesi hanno scelto l'homeschooling siano state spinte dalle condizioni eccezionali in cui la scuola si è trovata a operare, sebbene le esigenze possano essere le più disparate: trovare un ambiente più «intimo», bypassare l'eventualità di un ritorno alla Dad, smarcarsi dagli obblighi dettati dalle norme anti Covid o dagli obblighi vaccinali. Per qualcuno potrebbe trattarsi di una scelta temporanea, magari legata a delle problematiche nell'ambiente scolastico.


Fatto sta che, se il fenomeno non è incidente dal punto di vista statistico, in relazione al trend degli anni passati è rilevante e desta timori soprattutto rispetto alla tenuta della coesione sociale. Tanto da spingere il primo cittadino a ipotizzare dei monitoraggi, oltre alle verifiche «tecniche» che competono al dirigente scolastico dell'istituto a cui la famiglia si rivolge per chiedere l'educazione parentale. 
«Il sindaco ha un ruolo diretto nella vigilanza sull'adempimento dell'obbligo di istruzione. L'inadempimento è sanzionabile, per questo motivo le famiglie sono tenute a informare l'ente locale, oltre al preside di riferimento», spiega Sboarina.

Il fenomeno non è solo veronese: in tutta Italia si è passati da 5.126 homeschooler nel 2018/19 a 15.361 del 2020/21. 
Coincidenza o no, esattamente un anno fa l'homeschooling era in testa alla classifica degli argomenti più ricercati sul web. Secondo i dati di Google trends, è stato apicale dal 9 agosto all'11 settembre 2020, un risultato probabilmente determinato dalle incertezze e dai timori delle famiglie in vista del ritorno in classe. Per numero di ricerche, il Veneto era in terza posizione dietro l'Umbria, con il Trentino Alto Adige al vertice. 

Laura Perina

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