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«In Veneto si rischia lo stop delle dosi»

Uno scenario «da tragedia». Zaia l’ha ripetuto come per preparare tutti al peggio, spiegando che «rischiamo di fermare i vaccini e di fare solo i richiami». Il problema è AstraZeneca. Ieri l’ennesimo colpo di scena sul vaccino anglo-svedese ora raccomandato per gli over 60 dopo esser stato consigliato per gli under 55 e poi esteso a tutte le classi di età. Ad annunciare il cambio di rotta, dopo il pronunciamento dell’Ema, è stato il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli. Ciò costringerà a rimettere mano al piano vaccinale, già cambiato tre volte dall’inizio della campagna a dicembre. Immediata la reazione di Zaia: «Serve una circolare del ministero per gestire la questione Astrazeneca specie per le seconde dosi visto che ora questo vaccino va solo agli over 60 quando prima era il contrario. Lo ha deciso la burocrazia attraverso l’Ema e i medici si comporteranno di conseguenza ma senza alcuna chiarezza. Sono scelte devastanti», ha ribadito Zaia intervenendo a una trasmissione su Rete4, «che creano solo confusione nei cittadini». Un bel guaio, quindi. Tradotto in cifre significa che «queste limitazioni ad Astra ci creano un buco del 50%, come se la nostra capacità vaccinale subisse un taglio della metà», ha chiarito il presidente, «un rischio per il Veneto altissimo». IN APRILE SOLO RICHIAMI? La mancanza generale di vaccini e il «ridimensionamento» nell’uso di AstraZeneca fanno male al progetto di un Veneto Covid-free per l’estate. «E poi», ha ammesso il presidente, «anche lasciandolo iniettare solo agli over 60, i cittadini sarebbero legittimati ad avere qualche dubbio: dopo tante difficoltà, la reputation di questo siero non incontra il favore della gente, le riserve rischiano di compromettere l’andamento della campagna, quanto meno di rallentarla». Ancora più chiaro: «Insomma, ci si prospetta di fare le nozze con i fichi secchi: già abbiamo pochissimi vaccini e la gran parte servirà per fare solamente i richiami al target più numeroso della popolazione, cioè quello degli under 60 anni: se passa il modello tedesco si userà Pfizer e Moderna per tutti. C’è quindi il rischio che questo mese si andrà solo con le seconde dosi». LA CURVA. Con un Rt a 0.96 e una incidenza di positivi su 100mila abitanti scesa a 168 il Veneto ha dati da zona gialla, «ma rimarremo arancioni fino a fine mese perchè il decreto prevede, fino al 30 aprile, solo queste due fasce di colore», ha spiegato Zaia. Che la situazione epidemiologica sia in generale migliorata è confermato dai numeri ma non significa che il virus sia scomparso. Ci sono ancora 2.298 ricoverati Covid in tutta la regione di cui 323 in rianimazione. «Numeri preoccupanti», ha sottolineato, «abbiamo una pressione ospedaliera importante soprattutto a Verona e Padova. A questo bisogna poi aggiungere nelle prossime settimane il contributo dato dalla riapertura delle scuole. Al momento il Veneto non ha una curva rivolta verso il basso: abbiamo più gente ricoverata di quella del mese scorso. Dobbiamo venirne fuori», ha concluso, «il picco non è stato raggiunto, per cui ci aspettano settimane pesanti». OSPEDALI SOTTO PRESSIONE. «Aprile sarà ancora tutto in trincea, con gli operatori sanitari sotto carico. Ripeto, per dire "stiamo andando bene" servono gli ospedali vuoti e al momento sono più pieni di marzo! Torno a ribadire che l’unica arma che abbiamo contro il Covid resta la profilassi e non ci possono essere opposizioni ideologiche sui vaccini: sono prodotti della scienza, la politica non c'entra». Chiaro il riferimento ai farmaci non autorizzati in Europa, come il russo Sputnik o quello cinese: «Per il primo non ho novità, dico solo che, come per la diagnostica, se un Paese del G8 approva un dispositivo e quello può essere utilizzato anche in Italia, lo stesso deve accadere per i vaccini, no? Se sono approvati dalla Fda americana non capisco perché poi ci deve essere un’ulteriore approvazione da Ema e Aifa». PRENOTAZIONI DISABILI. Continua il «caos prenotazioni» sul portale ma la Regione sta cercando una soluzione permettendo anche ai disabili non inseriti nel sistema di dichiarare di essere titolari del diritto di vaccinarsi e di presentarsi alla vaccinazione con la certificazione che attesti la problematica. SOS TERAPIE INTENSIVE. «Sono 659 i letti attivi nelle rianimazioni (di cui 323 Covid) sui 1.000 disponibili», ha riferito Paolo Rosi, responsabile regionale delle terapie intensive, «non ci aspettiamo un calo a breve, nel giro di 8 giorni dovremmo avere 320 letti occupati dai contagiati, con picchi di 360». Situazione stabile dal punto di vista clinico e inquietante dal punto di vista gestionale. Poi, due conti: «Per gestire una terapia intensiva di 8 pazienti servono 6 rianimatori e 24 infermieri. Oggi in rianimazione ce ne sono 659». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Camilla Ferro

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