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L'emergenza

In pensione 20 medici di base, sospesi in 4 non vaccinati: 30 mila veronesi in allarme

Un medico di base
Un medico di base
Un medico di base
Un medico di base

Si profilava già un autunno caldo, ora con le sospensioni dei medici No vax, lo sarà ancora di più per circa trentamila cittadini. Sono quelli che devono cambiare il dottore di famiglia o hanno dovuto farlo, non senza ostacoli, nelle ultime settimane. Tra settembre e ottobre, infatti, sono diciannove i medici di base spuntati dall’elenco di quelli disponibili e ora si aggiungono almeno quattro medici di famiglia sospesi di recente dall’Ordine dei medici e odontoiatri di Verona perché non hanno provveduto a vaccinarsi. Questi ultimi aggravano una situazione già oltre l’emergenza. Per ogni medico che va in pensione o viene a mancare, infatti, mille e cinquecento assistiti devono cercarne un altro, che non si trova. La carenza dei medici di base, infatti, è un grave fenomeno di cui soffre in particolare Verona con un centinaio di zone sguarnite. 


La mappatura Tra settembre e ottobre, dunque, in 13 sono andati in pensione o lo faranno in questi giorni. Altri si sono trasferiti in un’altra provincia o hanno lasciato per l’ammissione alla scuola di medicina generale o per aver terminato il loro incarico provvisorio. Di questi 19 complessivi, quattro medici lavoravano in città a Verona, cinque nell’est Veronese, quattro nel Villafranchese, uno infine a Roverè, uno a Badia Calavena e uno Negrar. A questi si aggiungono i sospesi no vax. 
Finora l’Ulss 9 ha tentato di tamponare chiedendo ai medici in funzione di aumentare il massimale dei loro assistiti, guadagnando però poche centinaia di posti. Ha emanato anche undici bandi di avvisi per incarico provvisorio, alcuni dei quali sono andati deserti. All’orizzonte non arriveranno nuove leve tanto presto e quelle che ci sono, dovendo frequentare la scuola di medicina generale, hanno massimali di assistiti dimezzati a 650 ciascuno. In due, tuttavia, possono coprire un medico che va in pensione, come è accaduto in questi giorni a Villafranca.


La burocrazia Tra mancanza di medici, trafile online e comunicazioni di pensionamento arrivate in ritardo, dunque, per i cittadini sono state e saranno settimane di passione. Il problema è cronico e diffuso anche a livello nazionale perché in attesa di una riforma dell’assistenza sanitaria territoriale, non ci sono nuovi medici o perché devono terminare il corso di studi o perché scelgono altre specialità. «Vanno incentivati anche con una remunerazione più soddisfacente, altrimenti vedono più interessante andare a fare i vaccinatori o i medici nelle Usca, dove vengono retribuiti molto di più», spiega il vicepresidente dell’Ordine del medici, Lucio Cordioli. 

Il rapporto Sulla stessa linea la Federazione dei medici di medicina generale di Verona: «La medicina di famiglia storicamente fondamentale per il rapporto fiduciario e continuativo con le persone e le comunità, non è più attrattiva per i giovani medici», spiega il referente provinciale Guglielmo Frapporti. «Un aspetto grave è che tra i 19 medici cessanti, ci sono dei giovani che avevano iniziato l’attività da meno di un anno - sottolinea Frapporti -. Sono giovani medici che hanno ottenuto il diploma di specializzazione in medicina di famiglia, si sono formati perché credevano nei valori della medicina di famiglia, nel rapporto fiduciario, nelle cure domiciliari, nella continuità delle cure, ma non hanno retto, con amarezza, l’impatto con l’attuale organizzazione del lavoro, aggravato dalla pandemia. La medicina di famiglia non è stata potenziata come previsto. Le promesse sono rimaste vuote. Invece di favorire l’ingresso di giovani medici questi ultimi vengono attratti nelle Usca e dirottati a fare servizi supplementari negli hub vaccinali o nel contact tracing. Chiediamo alla Regione da tempo di incontrare i medici per analizzare i problemi e trovare le soluzioni». 

Maria Vittoria Adami

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