Tante storie minori nella Storia maiuscola. Una girandola di visi del passato, avvenimenti dimenticati e misteri mai risolti che rendono ancora più affascinante la passeggiata in centro in una domenica di tarda primavera.
Così ieri. Alcune di queste storie nascoste, avviluppate come l’edera e i glicini alle colonne e ai volti di dieci antichi palazzi veronesi, sono state (ri)scoperte grazie all’Associazione dimore storiche italiane (Adsi) e alla prima edizione di «Cortili aperti». Oltre cinquemila visitatori sono accorsi, da mattina a sera, per curiosare nelle ombreggiate corti private, di solito celate agli occhi dei passanti, ma rese accessibili per l’occasione dai proprietari.
È stato possibile, dunque, attraversare gli spazi dove, nella prima metà del Trecento, certamente sostò Pietro Alighieri (1295 - 1364): il figlio di Dante, giudice e delegato del podestà, allora soggiornava a Palazzo Bevilacqua, l’edificio d’angolo color mattone fra corso Sant’Anastasia e via San Pietro Martire. E ancora, sfiorare con una punta di superstizione il «quadrato del Sator», misterioso palindromo che si dice magico, a Palazzo Benciolini, in via Diaz; e rievocare il duello fra Romeo e Tebaldo lì dove è collocato nella leggenda: nel luogo dove in seguito sorse Palazzo Carlotti, all’angolo fra corso Cavour e via Diaz.
Cinquemila persone, abbiamo detto. Si sono spostate a piedi o in bicicletta, in allegre comitive, lungo il percorso che ha toccato pure gli altri palazzi: il Verità Poeta, in vicolo San Silvestro, che fungeva da «info point» e da sede per un concerto di musica classica; il Castellani de’ Sermeti, in corso Castelvecchio, con il suo meraviglioso giardino; l’altro Bevilacqua, in corso Cavour, sede dell’istituto Lorgna-Pindemonte, dove, oltre al cortile, sono state aperte la Sala Sanmicheliana al piano terra e il salone del piano nobile; il Beccherle, in Stradone San Fermo, dove pietre e balconi sono ricoperti da impressionanti festoni di rampicanti; il Cartolari, in via Scrimiari; l’Ederle Della Torre, in Stradone San Fermo, dove è stata offerta una degustazione di vini; e il Rizzardi in corso Porta Nuova.
Parcheggiare nei cortili, a impreziosire ulteriormente la visita, c’erano le scintillanti auto d’epoca del Historic Cars Club.
Fra i racconti delle guide – i giovani volontari dell’Adsi Veneto e talvolta gli stessi proprietari dei palazzi – uno ci è rimasto particolarmente impresso. «Sator arepo tenet opera rotas»: l’enigmatico palindromo, cioè frase che rimane identica se letta da destra o da sinistra, è inciso in forma di «quadrato magico» su una lastra marmorea, nel cortile di Palazzo Benciolini.
Il significato dell’iscrizione latina non è stato mai del tutto chiarito. Potrebbe voler dire: «Il seminatore, con il carro, tiene con cura le ruote»; oppure «Il seminatore Arepo (inteso come nome proprio) tiene con maestria l’aratro».
La lastra di Palazzo Benciolini sembrerebbe più recente delle altre ritrovate in varie parti d’Italia; però depone a suo favore di trovarsi a due passi dalla romana Porta Borsari, lungo il tracciato delle mura di Galliano.
«Con questa iniziativa», concludono Giorgio Bevilacqua, consigliere dell’Adsi Veneto, e Piero Loredan, responsabile della Sezione giovani, «vogliamo sottolineare l’importanza della manutenzione dei beni culturali».