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In cinquemila affascinati dalle dimore storiche

Il cortile ricoperto di edera di palazzo Beccherle in stradone San Fermo FOTOSERVIZIO DI GIORGIO MARCHIORI
Il cortile ricoperto di edera di palazzo Beccherle in stradone San Fermo FOTOSERVIZIO DI GIORGIO MARCHIORI
Il cortile ricoperto di edera di palazzo Beccherle in stradone San Fermo FOTOSERVIZIO DI GIORGIO MARCHIORI
Il cortile ricoperto di edera di palazzo Beccherle in stradone San Fermo FOTOSERVIZIO DI GIORGIO MARCHIORI

Tante storie minori nella Storia maiuscola. Una girandola di visi del passato, avvenimenti dimenticati e misteri mai risolti che rendono ancora più affascinante la passeggiata in centro in una domenica di tarda primavera.

Così ieri. Alcune di queste storie nascoste, avviluppate come l’edera e i glicini alle colonne e ai volti di dieci antichi palazzi veronesi, sono state (ri)scoperte grazie all’Associazione dimore storiche italiane (Adsi) e alla prima edizione di «Cortili aperti». Oltre cinquemila visitatori sono accorsi, da mattina a sera, per curiosare nelle ombreggiate corti private, di solito celate agli occhi dei passanti, ma rese accessibili per l’occasione dai proprietari.

È stato possibile, dunque, attraversare gli spazi dove, nella prima metà del Trecento, certamente sostò Pietro Alighieri (1295 - 1364): il figlio di Dante, giudice e delegato del podestà, allora soggiornava a Palazzo Bevilacqua, l’edificio d’angolo color mattone fra corso Sant’Anastasia e via San Pietro Martire. E ancora, sfiorare con una punta di superstizione il «quadrato del Sator», misterioso palindromo che si dice magico, a Palazzo Benciolini, in via Diaz; e rievocare il duello fra Romeo e Tebaldo lì dove è collocato nella leggenda: nel luogo dove in seguito sorse Palazzo Carlotti, all’angolo fra corso Cavour e via Diaz.

Cinquemila persone, abbiamo detto. Si sono spostate a piedi o in bicicletta, in allegre comitive, lungo il percorso che ha toccato pure gli altri palazzi: il Verità Poeta, in vicolo San Silvestro, che fungeva da «info point» e da sede per un concerto di musica classica; il Castellani de’ Sermeti, in corso Castelvecchio, con il suo meraviglioso giardino; l’altro Bevilacqua, in corso Cavour, sede dell’istituto Lorgna-Pindemonte, dove, oltre al cortile, sono state aperte la Sala Sanmicheliana al piano terra e il salone del piano nobile; il Beccherle, in Stradone San Fermo, dove pietre e balconi sono ricoperti da impressionanti festoni di rampicanti; il Cartolari, in via Scrimiari; l’Ederle Della Torre, in Stradone San Fermo, dove è stata offerta una degustazione di vini; e il Rizzardi in corso Porta Nuova.

Parcheggiare nei cortili, a impreziosire ulteriormente la visita, c’erano le scintillanti auto d’epoca del Historic Cars Club.

Fra i racconti delle guide – i giovani volontari dell’Adsi Veneto e talvolta gli stessi proprietari dei palazzi – uno ci è rimasto particolarmente impresso. «Sator arepo tenet opera rotas»: l’enigmatico palindromo, cioè frase che rimane identica se letta da destra o da sinistra, è inciso in forma di «quadrato magico» su una lastra marmorea, nel cortile di Palazzo Benciolini.

Il significato dell’iscrizione latina non è stato mai del tutto chiarito. Potrebbe voler dire: «Il seminatore, con il carro, tiene con cura le ruote»; oppure «Il seminatore Arepo (inteso come nome proprio) tiene con maestria l’aratro».

La lastra di Palazzo Benciolini sembrerebbe più recente delle altre ritrovate in varie parti d’Italia; però depone a suo favore di trovarsi a due passi dalla romana Porta Borsari, lungo il tracciato delle mura di Galliano.

«Con questa iniziativa», concludono Giorgio Bevilacqua, consigliere dell’Adsi Veneto, e Piero Loredan, responsabile della Sezione giovani, «vogliamo sottolineare l’importanza della manutenzione dei beni culturali».

Lorenza Costantino

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