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Il festival dei giochi in strada

Il Tocatì batte anche la pioggia e chiude con il pienone. E per i 20 anni promette sorprese

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Un momento del Tocatì 2021 (Marchiori)
Un momento del Tocatì 2021 (Marchiori)
Un momento del Tocatì 2021 (Marchiori)
Un momento del Tocatì 2021 (Marchiori)

Nemmeno il cielo capriccioso ha dissuaso ieri gli appassionati dei giochi tradizionali in strada a farsi travolgere dal divertimento e dalla scoperta di culture e tradizioni arrivate a Verona da varie zone d’Italia, oltre che da Belgio, Cipro, Croazia e Francia. Il Tocatì ha chiuso ieri sera i battenti registrando un pienone da record considerando le ristrettezze imposte sia dal Covid che dal tempo altalenante, con migliaia e migliaia di visitatori che hanno reso più che partecipata l’iniziativa promossa dall’Associazione Giochi Antichi in collaborazione con il Comune di Verona.

Corte Sgarzerie, con la sua esposizioni di giochi da tavoliere, ha intrattenuto grandi e piccini tra un acquazzone e l’altro, e così pure piazza Bra, con la sua cittadella dedicata alle tematiche del riuso, del biologico e in generale della sostenibilità ambientale è stata parecchio gettonata.

Le zattere costruite sotto il ponte di Castelvecchio dagli artigiani di San Michele all’Adige hanno navigato fino a lungadige San Giorgio seguite da gommoni ed esperienze di rafting. «Ci siamo divertiti sul tema dell’acqua tanto che per il primo anno al Tocatì è apparsa la pioggia», ironizza il vicepresidente di Aga, Giuseppe Giacon, ricordando gli eventi fluviali di particolare suggestione che hanno caratterizzato l’edizione appena conclusa. Ora si guarda al futuro, pronti a un appuntamento che festeggerà la ventesima edizione del Festival e che per questo ci tiene a omaggiare gli oltre 150 volontari che supportano con passione l’evento.

«Abbiamo realizzato che ci sono ragazzi nostri volontari che da piccoli venivano a giocare con nonni e genitori», commenta Giacon. «Siamo alla seconda generazione e ci rendiamo conto che il Festival fa ormai parte della tradizione di Verona, caratterizza la città come un evento atteso non solo dai visitatori di fuori città ma anche dai veronesi che quest’anno ci hanno fatto sentire ancora di più la loro vicinanza e l’apprezzamento per essere riusciti a garantire la manifestazione in un format senza dubbio più ampio rispetto a quello minimale dell’anno scorso, in piena pandemia».

Due anni di mancanza del Tocatì si sono sentiti, ma la pausa ha consentito anche nuove riflessioni. «Abbiamo organizzato meglio gli spazi e ragionato in modo puntuale su come far girare i flussi di persone. Nulla è lasciato al caso», evidenzia ancora il vicepresidente di Aga. «La morra, per esempio, è organizzata in piazzetta Chiavica perché rappresenta un luogo storico delle osterie tradizionali di Verona. Nonostante la cucina del festival sia stata tipicamente locale, centrata sul riso, sono tornati gli ospiti internazionali, con la fatica di viaggi e spostamenti dovuti al Covid».

Per i vent’anni ci saranno nuove sorprese, Paesi mai prima accolti, senza trascurare l’importanza di amalgamare una storia tanto strutturata e sentita in un filo conduttore che racconti il senso di appartenenza maturato e cresciuto nel tempo. Conclude Giacon: «Non possiamo che ringraziare nuovamente fondazioni, istituzioni e partner che hanno reso possibile ancora una volta l’utilizzo di luoghi inconsueti, come l’Arco dei Gavi, Palazzo Franchini, all’interno della sede di Unicredit, oltre allo splendido Palazzo Forti».

Chiara Bazzanella

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