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Il record di indagini va ad un veronese

Giuseppe Lippi, docente di biochimica clinica all’università
Giuseppe Lippi, docente di biochimica clinica all’università
Giuseppe Lippi, docente di biochimica clinica all’università
Giuseppe Lippi, docente di biochimica clinica all’università

È il veronese Giuseppe Lippi il primo scienziato italiano per numero di studi e ricerche sul Covid-19: ben 95, pubblicati su circa 70 riviste scientifiche internazionali. Lo ha certificato il database Scopus, che è un punto di riferimento per le pubblicazioni riguardanti la ricerca. Lippi è professore di Biochimica clinica all’università di Verona e direttore del Laboratorio analisi dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata. Da un anno, inoltre, Lippi guida una task force di esperti della Federazione internazionale di chimica clinica e medicina di laboratorio che indaga l’infezione da Sars-Cov-2 con l’importantissimo obiettivo di produrre linee guida e protocolli per la diagnosi e il monitoraggio del virus. Lo scienziato veronese è anche coordinatore del gruppo operativo su Covid-19 della Sibioc, la Società italiana di biochimica clinica e biologia molecolare clinica. «Le prime pubblicazioni sul Covid-19 risalgono a marzo del 2020», spiega. «Ho iniziato a occuparmi di coronavirus nel 2003, all'epoca della Sars. Scrissi un articolo sottolineando la necessità di tenere alta l'attenzione, perché il virus rischiava di essere sottovalutato per colpa del suo alto grado di mortalità (intorno al dieci per cento, nda) che lo portava ad auto-eliminarsi». In dieci mesi Lippi si è concentrato su due filoni di ricerca in particolare: la ricerca di base per comprendere i meccanismi biologici della patologia e lo sviluppo delle tecniche per la determinazione del virus. È stato il primo a curare uno studio comparativo sui test diagnostici e in base al ranking stilato da Scopus, i suoi articoli più consultati sono proprio quelli riguardanti i metodi di analisi per l'individuazione del Covid. «Un terzo filone, più recente», aggiunge, «riguarda aspetti di politica sanitaria: dalla dotazione e distribuzione delle risorse alla riorganizzazione dei servizi sanitari e delle medicine di laboratorio». «Una lacuna di inizio pandemia», prosegue, «si è verificata con la necessità di testare una gran quantità di soggetti non essendo pronti a farlo. Adesso stiamo costituendo una serie di network per non farci trovare impreparati di fronte a eventuali, nuove epidemie della stessa portata». In questo momento Lippi si sta occupando, tra gli altri, di un progetto per la valutazione della sieroconversione e, dunque, della risposta immunitaria, nei dipendenti della Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona che sono stati vaccinati contro il Sars-Cov-2, in collaborazione col dipartimento di Diagnostica e sanità pubblica diretto dal professor Stefano Porru, coordinatore della ricerca. Si comincia già oggi, con l’effettuazione dei primi prelievi. •

L.Per.

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