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CASTELVECCHIO

Il piano del colpo?
È stato ideato
dalla guardia giurata

Il procuratore Schinaia e il pm Ottaviano con i vertici di polizia e carabinieri. DIENNE FOTO
Il procuratore Schinaia e il pm Ottaviano con i vertici di polizia e carabinieri. DIENNE FOTO
Il procuratore Schinaia e il pm Ottaviano con i vertici di polizia e carabinieri. DIENNE FOTO
Il procuratore Schinaia e il pm Ottaviano con i vertici di polizia e carabinieri. DIENNE FOTO

Sarebbe proprio Francesco Silvestri, la guardia giurata di Securitalia, il basista e una delle menti del furto milionario al museo di Castelvecchio. Ne è convinto il pm Gennaro Ottaviano che nel decreto di fermo descrive in una trentina di pagine comportamenti e ruoli delle 12 persone coinvolte nell’indagine, sette fermate in Italia, cinque invece affidate all’autorità giudiziaria moldava. Alcuni punti fermi e alcune «coincidenze» hanno consentito al magistrato di delineare quei «gravissimi indizi di reità» che sono a sostegno della richiesta di misura, gli stessi che oggi saranno sottoposti al vaglio del gip Giuliana Franciosi.

PUNTI FERMI E ANOMALIE. Per il magistrato gli autori del colpo sapevano che, una volta neutralizzata la guardia giurata, nessuno avrebbe dato l’allarme dalla centrale operativa. Questo perchè molte altre volte Silvestri (che entrava in servizio alle 19) aveva attivato l’allarme con ritardo di oltre un’ora e mai dalla centrale era stato attivato un controllo. Ritardava senza ragione ma per il pm, in realtà, questo serviva a «testare» che nessuno avrebbe chiamato. Perchè non era previsto.

Se questa è una «certezza», a completare il grave quadro indiziario concorrono quelle che il magistrato definisce «anomalie». Innanzitutto il fatto che Silvestri aveva sempre l’auto con pochissima benzina mentre la sera del 19 la Lancia Phedra aveva il serbatoio quasi pieno. Una stranezza che era stata notata anche dal figlio che, dopo essere salito nell’auto recuperata a Brescia e restituita, si stupisce: «Ma avevi fatto il pieno di benzina?» e Silvestri, stizzito, gli risponde: «Ma che c... te ne frega».

ABITUDINI E «NOVITÀ». La guardia giurata arrivava sempre alle 19 mentre la sera del colpo anticipa di 10 minuti. Il 18 novembre nota, dopo la chiusura, tre persone accovacciate all’interno del cortile e non lo segnala. Non solo, si avvicina come se niente fosse e i tre lo seguono per poi scomparire dal raggio d’azione delle telecamere. Silvestri solitamente lasciava le chiavi della macchina nella reception ma il 19 novembre le tiene in tasca, in modo, per il pm, da favorire i rapinatori che non avrebbero dovuto cercarle.

Inusuale che sia stato prelevato, legato mani e piedi, e portato nelle sale senza che nessuno gli parlasse. Per la procura lui era utile perchè doveva indicare i quadri da prendere e il fatto che abbia detto di non poter descrivere la stazza dei rapinatori «perchè sempre piegato in avanti» viene smentito dalle riprese. E, a peggiorare il quadro indiziario anche la circostanza che viene lasciato completamente solo mentre i rapinatori caricano i dipinti in auto. Per il magistrato i malviventi hanno sfruttato tre circostanze «casuali» e contrarie alle abitudini della guardia giurata. E non è un caso.

I FRATELLI E I DIPINTI. Nel provvedimento di fermo si fa riferimento anche ai rapporti tra i due fratelli Silvestri e alla compagna di Pasquale, Svitlana Tkachuk, e in particolare ad una conversazione di metà febbraio dalla quale emerge che si devono recare in Moldavia per la transazione. «Può darsi che in questi giorni dobbiamo partire per andare di nuovo da tua mamma...sai che dopo dovremmo tornare in autobus, perchè con l’autobus..che ti fanno..me li metto addosso». Cosa? Il denaro risultato della vendita dei capolavori.

Fabiana Marcolini

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