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«Il palco al centro» L’idea di Marinetti per l’Arena nel 1932

L’aeropittura di Alfredo Gauro Ambrosi dal titolo «Aerosintesi dell’Arena di Verona» del 1932Gabriello Anselmi accanto al suo ritratto regalatogli da amici artistiMarinetti scrive ad AnselmiIl manifesto futurista. Per la pubblicazione Marinetti venne a VeronaLa bozza con le disposizioniLe firme sulla bozza
L’aeropittura di Alfredo Gauro Ambrosi dal titolo «Aerosintesi dell’Arena di Verona» del 1932Gabriello Anselmi accanto al suo ritratto regalatogli da amici artistiMarinetti scrive ad AnselmiIl manifesto futurista. Per la pubblicazione Marinetti venne a VeronaLa bozza con le disposizioniLe firme sulla bozza
L’aeropittura di Alfredo Gauro Ambrosi dal titolo «Aerosintesi dell’Arena di Verona» del 1932Gabriello Anselmi accanto al suo ritratto regalatogli da amici artistiMarinetti scrive ad AnselmiIl manifesto futurista. Per la pubblicazione Marinetti venne a VeronaLa bozza con le disposizioniLe firme sulla bozza
L’aeropittura di Alfredo Gauro Ambrosi dal titolo «Aerosintesi dell’Arena di Verona» del 1932Gabriello Anselmi accanto al suo ritratto regalatogli da amici artistiMarinetti scrive ad AnselmiIl manifesto futurista. Per la pubblicazione Marinetti venne a VeronaLa bozza con le disposizioniLe firme sulla bozza

Tutt’attorno gli spettatori con il palcoscenico al centro nell’Arena voluta dai romani e poi pensata dai futuristi. Nel 1932 come oggi, con il coronavirus che ci ha imposto nuove regole, come quella, nel nostro anfiteatro, di spostare il palco al centro, per consentire la distanza sociale tra gli spettatori. Mai così attuale è quel progetto futurista che Gabriello Anselmi e Giovanni Perez hanno rispolverato nell’archivio del poeta Piero Anselmi, padre di Gabriello che è presidente dell’associazione 107 Cent sept arte&territorio impegnata nella ricerca di risorse culturali inespresse o sconosciute. La volontà dei futuristi veronesi in quel progetto era chiara: riportare la parte scenica al centro dell’anfiteatro come nella Verona romana. Quel documento, con note di Marinetti, è datato agosto 1932 e ufficializza il manifesto della scenografia areniana. «Un testo brillante in pieno spirito futurista», commenta Anselmi. «Polemico e aggressivo, ricco di idee innovative all’insegna del principio: “Noi siamo i soli giovani che veramente si preoccupano di rinnovare la scenografia del nostro grande anfiteatro, depauperata dalla più vile apatia intellettuale e dal commercialismo più interessato”». La firma è del Movimento futurista veronese «Umberto Boccioni», che aveva sede in via Garibaldi, e il manifesto coinvolgeva in prima persona Filippo Tommaso Marinetti con Alfredo Ambrosi, Piero Anselmi, Tullio Aschieri, Renzo Bertozzi, Renato Righetti, noto con il nome d’arte Renato Di Bosso, Ignazio Scurto ed Ernesto Amos Tomba. In una lettera indirizzata al poeta Anselmi e al Gruppo futurista, su carta intestata della Reale Accademia d’Italia, Marinetti scrive: «Carissimi, provvederò alla pubblicazione del Manifesto. Tanti saluti a tutti voi. Per decidere molte cose verrò a Verona dopo la nascita della mia terza marinettina o marinettino. Affettuosamente F. T. Marinetti». Era il 17 agosto 1932. Il manifesto si suddivide in una introduzione e due parti intitolate Scenosintesi e Scenodinamica con brevi capitoli per entrambe. A questo documento ne seguiranno altri quattro, tra cui il manifesto futurista per la città musicale pubblicato nel 1933. «Resta curioso come, nelle loro impetuose proposte, ci sia la volontà di portare la parte scenica al centro dell’anfiteatro», riprende Anselmi. «Esattamente come sta accadendo in questi giorni per motivi di prevenzione da eventuali contagi. Nella prima parte del manifesto, tra i punti programmatici uno appare decisivo: “Provocare l’azione scenica simultanea su tre fronti, e l’angoloscenico sintetico, eliminando ogni necessità prospettica, darà infatti l’immediata multiplicazione del frontescenico da uno a tre, mantenendo le singole parti simultaneamente organiche e indipendenti”». «Nella seconda parte, invece, due sono i punti decisivi», continua Anselmi. «Il primo, recita: “Sostituire il palcoscenico tradizionale, inteso come dimensione cubica incastrata nel fondo dell’Arena, con l’atmosfera scenica centrale ottenendo la irradazione centrifuga dell’azione scenica su infiniti angoli visuali ed emotivi”. Il secondo: “Giungere alla realizzazione dello spazioscenico polidimensionale futurista con la creazione del cerchioscenico o palco scenico centrale che per la sua speciale ubicazione nell’Arena può permettere la espansione sferica dei piani plastici ritmati nello spazio”». Anselmi ricorda che il Manifesto riprendeva l’ipotesi, che fu anche brevettata si una «scenografia pneumatica proposta da Tomba e collaudata in una memorabile serata al Teatro Apollo, l’ex cinema Corso, in radicale contrapposizione alle tradizionali scenografie areniane di Ettore Fagiuoli». Il recupero della bozza del manifesto rientra nel lavoro di ricerca dell’associazione 107 Cent sept arte&territorio, impegnata anche nell’organizzazione di conferenze, spettacoli e performance. Lo studio è raccolto nella collana «Verona Futurista», edita da Vita Nova di Giovanni Perez, che vanta contributi di illustri storici e si avvia alla pubblicazione del settimo volume. Inoltre, l’associazione con la ricostruzione filmica di «Al Cavallino fonofotointervista in un atto», da un inedito di Piero Anselmi, si è aggiudicata nel 2009 a Pesaro il premio Oltre il Futurismo. Il video è stato presentato alla Triennale di Milano, al Mart di Rovereto e alla Casa del Cinema di Venezia. La 107 Cent ha proposto la rivalutazione di luoghi, come quello della Sorte di Chievo dove perse la vita Boccioni, artista e scultore futurista, autore della statua riprodotta sulla moneta da 20 centesimi e morto all’ospedale militare di Verona, il 17 agosto 1916, cadendo da cavallo durante un’esercitazione militare alla Sorte, appunto. La 107 Cent gli ha dedicato performance e incontri tenutisi all’aeroporto di Boscomantico. •

Marco Cerpelloni

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