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Il progetto e le critiche

Il comune vende palazzo Verità Montanari per recuperare una porzione dell'Arsenale

Il progetto e le critiche
Palazzo Verità Montanari
Palazzo Verità Montanari
Palazzo Verità Montanari
Palazzo Verità Montanari

Avviato dal comune l'iter procedurale che unisce la vendita di Palazzo Verità Montanari, oggi sede dell'Accademia di Belle Arti, con il recupero della Corte Ovest dell'Arsenale, in cui l'istituto si trasferirà finiti i lavori.

Un'operazione che palazzo Barbieri definisce "strategica, che da un lato risolve la questione di dotare l'Accademia di una nuova sede, visto le criticità strutturali di quella attuale, dall'altro fa entrare nel vivo i lavori di recupero complessivi dell'Arsenale".

 

Il procedimento amministrativo vede insieme al Patrimonio, per l'alienazione del palazzo di proprietà comunale, l'Urbanistica, per le nuove destinazioni d'uso di palazzo Montanari, e i Lavori pubblici, chiamati a preparare il corposo bando per la gara d'appalto, per un valore d circa 10 milioni di euro. L'iter deciso dall'Amministrazione, prevede che il restauro della Corte Ovest e cioè delle palazzine che saranno usufruite dall'Accademia di Belle Arti, venga finanziato attraverso l'alienazione dell'attuale sede adiacente a piazza Cittadella. Chi si aggiudicherà il bando, quindi, dovrà prima effettuare i lavori di restauro all'Arsenale e solo successivamente entrerà in possesso del bene in alienazione. 

 

LE CRITICHE

“La scelta di vendere Palazzo Verità Montanari è una scelta sbagliata da ogni punto di vista”, è il commento di Pietro Trincanato, presidente del Movimento Traguardi, “in primis da quello storico, perché il palazzo è stato ricevuto in eredità da Giacomo Montanari, figlio di Carlo martire di Belfiore, e rappresenta pertanto una storia nobile della città e della sua classe dirigente. La sua cessione sarebbe l'ennesimo schiaffo ai tanti filantropi che hanno illustrato Verona negli ultimi due secoli con la loro generosità”.

“L'amministrazione Sboarina prosegue così il terribile uso, iniziata dalla precedente, di liquidare (o tentare di farlo) i palazzi a destinazione culturale donati alla città, come Forti e Pompei” continua Trincanato, “aggiungendo l’errore di non guidare i processi: si vende un edificio storico in pieno centro, con un ampio volume, senza indicarne la destinazione, lasciando ancora la palla all’iniziativa dei privati, che è legittima ma va indirizzata”.

Giulia Adami, componente dell'Assemblea dei Soci dell'Accademia: “l'Errore è proprio nei confronti dell'Accademia stessa, vera vittima della vendita, che negli anni ha direttamente investito sul Palazzo, promuovendo anche iniziative legate all'Art Bonus, e che ora vede i propri sforzi dissipati nella vendita del palazzo con maggior profitto, senza essere in alcun modo risarcita". 

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