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Colpo di Castelvecchio

Arresti in Moldavia
Ma due rapinatori
sono ancora in fuga

Arresti in Moldavia (Inspect. Nat. de Invest.)
Arresti in Moldavia (Inspect. Nat. de Invest.)
Arresti in Moldavia (Inspect. Nat. de Invest.)
Arresti in Moldavia (Inspect. Nat. de Invest.)

Qualcuno aveva già reso spontanee dichiarazioni nel corso dell’interrogatorio davanti al pm Gennaro Ottaviano il giorno del fermo. Qualcun altro invece aveva scelto di non rispondere e ieri, in carcere a Montorio, davanti al gip Giuliana Franciosi solo in tre hanno deciso di parlare e, fondamentalmente, confermando quello che avevano già dichiarato: ovvero di essere completamente estranei alla rapina e alla sparizione dei 17 capolavori dal museo di Castelvecchio, sottratti da tre banditi armati la sera del 19 novembre. Avevano ammesso di aver avuto solo contatti superficiali con cittadini moldavi ma di non aver collaborato in nessun modo con i malviventi, tanto meno di averli aiutati a far sparire le opere.

Un’udienza di convalida alla quale ha preso parte anche il sostituto procuratore Gennaro Ottaviano, titolare dell’indagine, che ha disposto il fermo per 12 persone, sette in Italia, e cinque in Moldavia (anche se sarebbe emerso che solo tre si trovano attualmente in carcere all’estero), durata fino al primo pomeriggio. Una volta rientrata da Montorio, il magistrato si è chiusa in camera di consiglio e la decisione (se convalidare o meno e disporre la misura di custodia cautelare) è attesa per oggi.

Posizioni differenti e atteggiamenti differenti quelli tenuti dagli indagati davanti al gip. Vasile Cheptene, 35 anni (difesa Massimo Dal Ben) si è avvalso della facoltà di non rispondere. In fase di fermo aveva ammesso di conoscere Vasile Mihalov, un amico con il quale si era sentito alcune volte nei giorni successivi al colpo. Il pm ritiene che abbia fornito un supporto logistico ai rapinatori poichè vive stabilmente a Verona e il sostegno verrebbe dalle telefonate intercettate nelle quali, stando al provvedimento di fermo, avrebbero parlato della rapina a Castelvecchio. Circostanza che ieri lui non ha confermato né smentito restando in silenzio.

Svitlana Tkachuk, la compagna di Pasquale Silvestri Ricciardi (il gemello di Francesco, la guardia giurata di Castelvecchio) aveva già spiegato la sua posizione. E ieri davanti al gip, assistita dall’avvocato Marzia Rossignoli, ha ribadito che lei aveva semplicemente fatto da traduttrice. Due persone le erano state presentate da un’amica e costoro avevano chiesto di vedere l’Arena e informazioni sul museo. Erano gentili, portavano doni alla bambina ma tutta quella curiosità le risultò sospetta quando i due stranieri chiesero se li avrebbero aiutati la risposta della Tkachuk e del compagno fu negativa.

A loro era stato promesso un regalo ma avrebbero dovuto andare in Moldavia (così ha spiegato la telefonata in cui si parla di rientrare in autobus per evitare controlli alla frontiera). Lei era andata da sola, ma non ricevette nulla e le chiesero del compagno con insistenza tale da farle sospettare che probabilmente li avrebbero uccisi.

Pasquale Ricciardi Silvestri (Teresa Bruno il suo legale) ha ammesso di essere stato contattato da alcune persone per il furto ma aveva rifiutato qualunque collaborazione sostenendo che non aveva mai fatto servizio di vigilanza a Castelvecchio. Ha negato qualsiasi contatto con il fratello Francesco e dopo il colpo aveva ricontattato i moldavi che gli avevano promesso soldi in cambio del silenzio. Ma non ricevette nulla.

Anche l’autista, Denis Damaschin (difesa Emanuele Luppi-Gianfranco Manuali), moldavo di 30 anni, ha detto di non sapere che i quadri che aveva trasportato a Brescia erano oggetto di rapina. Ma per il pm per un po’ sono stati nascosti a casa sua.F.M.

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