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I soldi messi da parte per il funerale le costano la «stangata» sulla casa

Case Agec a Borgo Roma, in via Tunisi
Case Agec a Borgo Roma, in via Tunisi
Case Agec a Borgo Roma, in via Tunisi
Case Agec a Borgo Roma, in via Tunisi

Dina, ottantenne, sola al mondo, pensione minima, aveva faticosamente messo da parte 6mila euro con cui assicurarsi «un funerale e una sepoltura dignitosi». Ma quel gruzzoletto sul suo conto corrente è stato sufficiente a farle superare la soglia dell’«indigenza». E a far scattare l’aumento dell’affitto per l’appartamentino popolare in cui abita da molto tempo. Anna, mamma single di due ragazzi, di cui uno con grave disabilità, ha appena perso il suo lavoro di donna delle pulizie. Si è dimessa per giusta causa: non veniva pagata dallo scorso dicembre. Mentre tenta di recuperare gli stipendi arretrati attraverso le vie legali, con il conto corrente in rosso, e un reddito di 4.300 euro annui, le è piombata addosso la tegola del rincaro del canone per i 60 metri quadrati in cui risiede con i figli. «Non capisco come sia possibile. E ora non so dove sbattere la testa». Teresa, 65 anni, vedova e senza figli, ha subito uno dei rincari maggiori. L’affitto le è stato raddoppiato, raggiungendo un prezzo da libero mercato: quasi 500 euro. In più, sulla sua testa pende la spada di Damocle dello sfratto: forse sarà costretta a lasciare il piccolo alloggio popolare in cui abita dal 2003 per «decadenza dei requisiti necessari». «Colpa» dei mille euro di pensione (somma del suo assegno più la reversibilità del marito defunto), oltre a qualche risparmio in banca, «accumulato per far fronte ai malanni della vecchiaia e a eventuali emergenze. Non ho nessuno e devo poter badare a me stessa». Per Ottavio, 60 anni, disoccupato e reduce da problemi di salute, il rincaro di soli 60 euro al mese sull’affitto equivale a un aumento del 600 per cento, cui farà fronte a fatica con l’assegno passatogli dallo Stato. I nomi sono di fantasia, a tutela della privacy degli intervistati, ma i casi reali e tutti collocabili entro i confini cittadini. Questi sono gli effetti della nuova normativa regionale sull’affidamento delle «case popolari» Agec (di proprietà comunale) o Ater (della Regione). La legge, formulata nel 2017 ma entrata in vigore lo scorso 1° luglio, introduce l'obbligo, per gli inquilini, di presentare all'ente gestore il modello Isee, comprendente non solo il reddito da lavoro o pensione, ma anche i beni mobili, come eventuali risparmi posseduti, o il Tfr riscosso al termine del periodo lavorativo, o altri beni pervenuti in eredità. Lo sforamento del tetto per l’accesso alle case popolari, fissato a 20mila euro annui di reddito Isee, fa scattare un aumento più o meno marcato del canone d’affitto, o addirittura innesca la procedura di sfratto, come nel caso della vedova Teresa. Come ammettono gli stessi intervistati, «gli intenti della legge sarebbero buoni; lo sappiamo che fra gli assegnatari ci sono “furbetti” che, aggirando le regole, mantengono l’alloggio pubblico a scapito di chi ne avrebbe davvero bisogno. Ma la normativa, non guardando al singolo caso, colpisce in modo orizzontale anche i veramente bisognosi, ora in seria difficoltà». Anna spiega: «Sono una donna sola. Devo badare a mia figlia disabile, e ho a carico un altro ragazzo, studente. Sono rimasta senza lavoro per colpa dell’azienda che non mi pagava. Versavo, per l’appartamentino in cui vivo con i ragazzi, un canone mensile simbolico di 20 euro, che salivano a 93 con le spese condominiali, utenze escluse. Da questo mese l’affitto è cresciuto di 65 euro. A molta gente sembrerà una bazzecola, ma per me, con un reddito annuo di poco più di 4mila euro, è una batosta». E Teresa, che oltre a essere rimasta vedova, deve occuparsi di sua madre ultraottantenne, è terrorizzata soprattutto dallo spettro dello sfratto: «Non potrei contare sull’aiuto di nessuno per la ricerca di una nuova sistemazione e il trasloco. Alla mia età non me la sento. Mi frustra vedere che chi è stato furbo nell’aggirare la legge ora è tranquillo. Invece io, che onestamente ho dichiarato tutto, ho subito un rincaro da 250 a 478 euro d’affitto: la metà della mia pensione. E a breve rischio pure di perdere la casa». La consigliera comunale Elisa La Paglia (Pd) comunica che, fino al 4 agosto, alla Festa dell’Unità di Quinzano, saranno raccolte le firme per spingere la Regione a innalzare da 20mila a 23mila euro di reddito Isee la quota d’accesso alle case popolari. E per chiedere una deroga alla normativa a favore degli inquilini più anziani. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Lorenza Costantino

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