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I presidi contro il ritorno alla didattica a distanza

Ragazzini sull’autobus all’uscita da scuola, uno dei momenti di affollamento più a rischio per il contagio
Ragazzini sull’autobus all’uscita da scuola, uno dei momenti di affollamento più a rischio per il contagio
Ragazzini sull’autobus all’uscita da scuola, uno dei momenti di affollamento più a rischio per il contagio
Ragazzini sull’autobus all’uscita da scuola, uno dei momenti di affollamento più a rischio per il contagio

«Un’idea irricevibile». Il mondo della scuola boccia la proposta del governatore Zaia di alternare, per i ragazzi delle superiori, giornate di didattica a distanza con altre in presenza per alleggerire i mezzi di trasporto sovraffollati. «Noi abbiamo fatto la nostra parte per tenere fuori il virus dalle aule, che ad oggi infatti sono pulite», è la replica del portavoce nazionale dei dirigenti scolastici, «gli altri facciano la loro ma non ci chiedano di rimettere gli studenti a casa, sarebbe un’ingiustizia». Le parole del presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli rispecchiano quelle di Mario Bonini che, a Verona dove dirige l’Educandato agli Angeli, rappresenta i colleghi a capo degli istituti veronesi. «Ci siamo preparati a lungo per la ripresa», dice, «sconvolgendo tutto quello che era “scuola“ prima del Covid: grazie al sacrificio di docenti, personale, alunni e famiglie siamo arrivati pronti al suono della campanella. Ad oggi il contagio - lo dicono i tecnici - è fuori dalle aule e non è ammissibile che si ricorra alla Dad per risolvere ciò che accade sugli autobus. Sarebbe una grande ingiustizia». Bonini non ha dubbi: «Non è questione di puntiglio ma di presa di coscienza della realtà: gli adolescenti hanno bisogno di certezze, non può essere tutto giocato sul “dentro“ e “fuori“, un po’ a casa e un po’ in aula, perché così mandiamo all’aria un altro anno di formazione. E non possiamo permettercelo». Bonini non usa mezzi termini: «La leggerezza con cui alcuni parlano della didattica che può essere fatta anche davanti ad un pc da casa, in realtà ci preoccupa molto, perché la Dad non è e non potrà mai essere sostitutiva delle lezioni in presenza». Quello degli ingressi scaglionati è uno dei punti su cui si gioca il braccio di ferro tra presidi e Aziende di trasporto: se per i dirigenti scolastici «sono stati attuati», per le seconde «no e non nelle modalità richieste: non bastano entrate ed uscite a pochi minuti di distanza le une dalle altre, l’aiuto vero sarebbe arrivato su turni di alcune ore». Bonini non ci sta: «Scaricare sulla scuola la responsabilità delle corriere stracolme è scorretto. Ed è scorretto dire che non abbiamo organizzato ingressi a fasce: la campanella di inizio e di fine lezione suona in momenti differenti per ciascuna classe. Non possiamo farci carico anche del trasporto pubblico e non deve quindi assolutamente passare l’equazione “bus pieni“ uguale “didattica a distanza“. Non funziona così». La palla passa quindi alle Aziende di Trasporto, ai Comuni e alle Regioni. Il sottosegretario alla salute Sandra Zampa lo dice chiaramente: «Serve uno sforzo in più delle amministrazioni locali e regionali per trovare una soluzione che non penalizzi chi sta venti minuti o mezz’ora assembrato dentro un mezzo di trasporto. Comprare più mezzi? Lo si faccia immediatamente. Rivedere la frequenza delle corse? Idem, si faccia pure quello». «Ma è impossibile», ribatte subito il direttore di Atv Stefano Zaninelli, «non ci sono i soldi, il personale, le risorse. A Verona circolano 600 bus, in pre-Covid avevamo 180mila passeggeri giornalieri, oggi sono 80mila: come fanno a dire che c’è assembramento? E’ ovvio che se gli studenti escono tutti alla stessa ora, o a poche manciate di minuti un istituto dall’altro, e si dirigono tutti insieme alle fermate e salgono sulla stessa corriera per tornare a casa, nonostante ci sia il limite della capienza all’80%, per forza lì si crea l’ingorgo. Basterebbe avere organizzato sul serio ingressi ed uscite scaglionate», insiste l’amministratore di Atv, «ma non di 5 minuti, bensì di un’ora, di due, allora sì che gli studenti a piccoli gruppi non affollerebbero i mezzi. L’avevamo chiesto durante l’estate in fase di programmazione ma non è stato fatto». Zaninelli comunque garantisce che «già da lunedì abbiamo previsto dei rinforzi sulle linee più affollate, mentre è inapplicabile abbassare ancora il limite massimo di utenti: meno dell’80 per cento significherebbe chiudere tutto e non poter più garantire il servizio. Cerchiamo di collaborare, tutti». La replica dei presidi passa di nuovo attraverso la voce del portavoce nazionale Giannelli: «Non possono chiederci di iniziare le lezioni troppo tardi, programmare ingressi a cadenza di ore è tecnicamente impraticabile: se chiedessimo ad alcuni studenti di iniziare ad esempio alle 10, dovrebbero uscire alle 16...è impossibile». «Da lunedì attiveremo progressivamente, su indicazione dell’ente di governo del trasporto pubblico», ripete Zaninelli, «servizi di rinforzo sulle principali direttrici nelle ore di punta del mattino e del pomeriggio: iniziamo con quattro-cinque corse e andiamo a regime con trenta per inizio di novembre. Come? Stiamo facendo convenzioni, in provincia, con vettori privati». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Camilla Ferro

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