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PERSONAGGI/1

I giardini di via Pole intitolati al medico Luigi Scappini

Ai pazienti indigenti pagava le cure e alle partorienti senza mezzi dava le provviste di casa. Il paese firmò una petizione per farlo restare
Il dottor Scappini, in piedi a sinistra, in una foto di famiglia
Il dottor Scappini, in piedi a sinistra, in una foto di famiglia
Il dottor Scappini, in piedi a sinistra, in una foto di famiglia
Il dottor Scappini, in piedi a sinistra, in una foto di famiglia

Era il medico di tutti, ma soprattutto dei più poveri, tanto da diventare famoso per quella sua abitudine di regalare un pollo alle donne che avevano appena partorito e non avevano la possibilità di comprarsi nemmeno il pane. A Luigi Scappini, per 40 anni medico condotto a San Massimo negli anni a cavallo tra '800 e '900, oggi, alle 11, vengono intitolati i giardini in via Pole, tra i civici 3/a e 11/a, con una breve cerimonia a cui parteciperà l'assessore ai Servizi demografici Alberto Bozza.La richiesta è stata fatta dai discendenti del medico, nato nel 1856 e morto nel 1932, che hanno inviato in Comune i documenti del bisnonno, tra cui una sottoscrizione del 7 gennaio 1916, firmata da 356 padri di famiglia che chiedevano all'autorità di mantenere in servizio il dottor Scappini «finchè le forze glielo permetteranno, dandogli quegli attestati di fiducia e quell'aumento di stipendio che esigono le mutate condizioni dei tempi e della condotta medica», plaudendo «all'opera coscienziosamente umanitaria svolta».Sempre i cittadini di San Massimo, che all'epoca era Comune, fecero pressione per far assegnare al «loro» dottore un assegno ad personam di 200 lire come riconoscimento dell'opera medica e sociale da lui svolta.E in effetti il dottor Luigi Scappini aveva la tempra del benefattore, arrivando anche a pagare di tasca propria le cure ai pazienti indigenti. Non si risparmiò nemmeno durante l'epidemia di vaiolo del 1915, correndo da un malato all'altro, arrivando anche a sottrarre provviste dalla propria cucina per donarle alle puerpere più povere.Questo suo impegno gli valse un alto elogio da parte del Comune di San Massimo, il 25 agosto del 1916, e una proposta di onorificenza con encomio del sindaco di San Massimo nel 1921: «Egli ha dato prova in ogni circostanza di spirito eminentemente altruistico; in momenti difficili, esponendo senza esitazioni la propria vita per il bene dell'umanità».Grazie alle ricerche fatte dagli eredi, è emersa la figura di un professionista che non lavorava certo per lo stipendio ma perchè spinto da autentico spirito missionario. «Pur non essendo nativo di San Massimo», spiega la lettera di richiesta al Comune di un riconoscimento postumo, «il bisnonno fu legato da un amore profondo per gli abitanti e il territorio di San Massimo, chiedendo espressamente di esservi sepolto per rimanerne sempre vicino».o

Elena Cardinali

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