Ufficialmente, è zona gialla così come il resto del Veneto. Ma nella realtà dei fatti, dallo scorso fine settimana il centro storico – come tutti i centri storici, e non solo, della Regione – è blindato.
Le scritte sui pannelli a messaggio variabile, che informavano sul divieto di passeggiare nella città antica e i blocchi della polizia locale ai varchi, hanno centrato l’obiettivo di evitare lo struscio nelle vie principali. Ma hanno di fatto anche svuotato bar, ristoranti e locali della città antica tanto che alcuni hanno deciso di abbassare le serrande. O lo faranno dal prossimo weekend. E non sono in pochi a invocare la zona rossa. «Non siamo costretti a sospendere l’attività per decreto ma ci impongono di chiudere perché, a conti fatti, costa meno non aprire. Essendo però una decisione nostra e non imposta, i sostegni sono minimi», riassumono in molti.
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«Ma nell’incertezza la gente non viene. Hanno creato terrorismo e domenica qui era il deserto. Abbiamo merce deperibile, che se non viene consumata va buttata: a queste condizioni si lavora solo in perdita», spiegano all’osteria A Le Petarine. Analogo il ragionamento di Roberta Burattin della caffetteria Caffè e Parole affacciata sul Duomo che la scorsa settimana ha deciso di chiudere per riposo stagionale. «Piacevolmente colpiti dalla puntualità dei Ristori, arrivati già la settimana scorsa. Ma non cambia la situazione: preferirei essere in zona arancione o rossa, così invece la scelta della chiusura ricade sulle singole attività», spiega Burattin.
Secondo il presidente di Confcommercio Paolo Arena, «serve un piano Marshall che ci permetta di arrivare salvi alla primavera».