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A processo tre persone

Ha una relazione gay
Rapito e portato
all'estero dai genitori

A processo tre persone

Una relazione omosessuale tra due studenti per la famiglia di uno di loro era inaccettabile. Una questione di mentalità, una questione d’onore che andava assolutamente interrotta. Anzi, un disonore per una coppia di origini bulgare che da una vita risiede alle porte di Verona. Ma le modalità adottate dai genitori e da un loro amico per far desistere il ragazzo furono aberranti: lo fecero rapire e lo portarono a casa di parenti in una località vicino al Mar Nero.

Sequestro di persona, violenza privata (perchè irruppero nell’appartamento dei due ragazzi) e lesioni (colpirono il giovane compagno per evitare che intervenisse) le accuse con le quali il pm padovano Sergio Dini ha chiesto il rinvio a giudizio per i genitori, entrambi di 44 anni, e per un amico di famiglia di 41 anni, di origine serba e residente nel Vicentino. Volevano allontanarlo dal fidanzato con il quale condivideva l’appartamento a Padova insieme ad altri due studenti, lavare «l’onta» e tentare di «rieducarlo» (alla faccia dei diritti e della libertà sessuale) ma per farlo doveva essere prelevato a forza e portato lontano.

Il blitz avvenne il 16 maggio 2016, il giovane universitario venne trascinato a forza fuori dall’appartamento (mentre il compagno era stato costretto a restare in un angolo e picchiato) e caricato su un’automobile. Lo portarono via da Padova, la città in cui studiava e che amava, per trasferirlo in una località della Bulgaria sul Mar Nero a casa di parenti. Laggiù non avrebbe avuto più modo di incontrare il suo ragazzo.

I due ragazzi si erano conosciuti per caso nei mesi precedenti. Entrambi studenti si erano trasferiti a Padova per seguire le lezioni e avevano trovato alloggio in un appartamento assieme ad altri compagni. Avevano avuto modo di conoscersi, di frequentarsi anche per motivi legati allo studio, e di innamorarsi. Per un po’ la storia è andata avanti senza che i genitori dello studente di origine bulgara se ne accorgessero. Ma poi hanno capito che il loro figlio aveva una relazione, e pure seria, con un ragazzo italiano. E hanno deciso di intervenire. Senza mezzi termini, anzi con modi violenti, incapaci di accettare una scelta che andava contro la loro mentalità. Perchè rompere quella relazione era più importante della prosecuzione degli studi universitari. Dall’epoca del rapimento non si hanno più notizie sicure su dove sia lo studente: se sia tornato a Padova per terminare il ciclo di studi intrapreso o se li abbia proseguiti in Bulgaria facendo la spola dall’abitazione del parente.

Saranno i genitori e l’amico di famiglia, qualora il gup decida di procedere, a doverlo spiegare. A processo.

Fabiana Marcolini

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