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La certificazione verde

Green pass, per chi è senza vaccino un costo medio di 600 euro a famiglia

Sarà un salasso. Le famiglie stanno già facendo i conti, calcolatrice alla mano, di quali saranno i costi a partire dal 15 ottobre quando, per andare in qualsiasi posto di lavoro, chi non si è vaccinato dovrà fare un tampone ogni 48 ore.

Ma il problema non riguarda solo gli adulti. Pure per i ragazzi la certificazione verde è un ostacolo alla pratica della maggior parte delle discipline sportive. Per intendersi, già oggi chi ha più di 12 anni deve mostrarla per andare a nuotare in piscina o per allenarsi con associazioni dilettantistiche, cooperative, università, circoli o oratori. È vero, se si sta all’aperto non è richiesta: ma le prossime settimane, quando l’autunno avanzerà e le temperature si abbasseranno, non tutte le discipline si potranno svolgere in spazi esterni. Via libera quindi ai tamponi, vista la percentuale ancora esigua di ragazzi che ha iniziato il percorso vaccinale. Le famiglie hanno iniziato a preoccuparsi: gli allenamenti a settimana sono mediamente due ai quali, con la partenza dei campionati, va aggiunto un terzo appuntamento. Al prezzo calmierato di 8 euro, stabilito ad agosto dal Governo per i minorenni, la spesa è di circa cento euro al mese. Che salirebbe a 400 euro da qui a fine dicembre, quando scadrà lo stato di emergenza. Aumentando il numero dei figli, il costo cresce in modo esponenziale. 
Non se la passano meglio i lavoratori non vaccinati. Dal 15 ottobre ci si potrà presentare in ufficio e in fabbrica solo se in possesso di Green pass: chi non lo avrà, fin dal primo giorno di assenza non percepirà più «la retribuzione né altro compenso o emolumento», scrive il Governo. La soluzione per gli irriducibili no vax restano i tamponi. Ma, pure con il prezzo bloccato, 15 euro per gli adulti, eseguire un test rapido ogni 48 ore o uno molecolare ogni 72 ore rischia di gravare pesantemente sullo stipendio. Anche qui il calcolo è facile: un dipendente che si reca sul posto di lavoro dal lunedì al venerdì dovrà eseguire almeno tre tamponi rapidi la settimana, per un totale di 45 euro, in pratica 180 euro al mese che diventano 450 se si stima la spesa da metà ottobre fino alla fine dell’anno.
Basteranno questi numeri a convincere gli incerti a vaccinarsi? Chi può, per ora, temporeggia. Almeno a giudicare dalla quantità di tamponi eseguiti nelle farmacie nell’ultimo periodo. «Dall’inizio dell’estate», spiega Elena Vecchioni, presidente di Federfarma Verona, «abbiamo assistito ad un forte incremento della richiesta di test antigenici rapidi in farmacia. Da gennaio sono stati oltre 200mila i tamponi effettuati nelle farmacie veronesi, ad oggi 166 che, su base volontaria, mettono a disposizione della popolazione questo servizio certificato, anche in lingua inglese. Nel solo mese di agosto i tamponi nella nostra provincia sono stati oltre 62mila, un exploit rispetto alle altre province». Il dato si spiega anche con la velocità con la quale il Veneto si è adeguato al protocollo nazionale che a partire da agosto stabilisce importi calmierati. Ora i numeri cresceranno ulteriormente, vista l’estensione dell’obbligo di Green pass a partire dal prossimo mese. Le prenotazioni sono già iniziate, on line o telefoniche, a seconda dell’organizzazione della singola farmacia. 
Non sono previsti «pacchetti» o «sconti famiglia», che hanno acceso il dibattito in altre province. Vecchioni è chiara: «Non vengono citati nel protocollo nazionale, come invece il decremento dell’importo del singolo test, che il ministro della Salute ha stabilito uguale per tutte le strutture sanitarie eroganti, pregando le farmacie di aderire. Cosa che abbiamo, appunto, fatto da subito offrendo il servizio a 15 euro per i maggiorenni e 8 euro per i ragazzi tra i 12 e i 17 anni». Nessun costo invece per coloro che non possono ricevere o completare la vaccinazione la quale, va ricordato, può essere effettuata anche in molte farmacie.

 

Francesca Lorandi

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