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Le stime della Cgia di Mestre

Green pass: mancano i tamponi, a rischio 50mila lavoratori

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Controllo del Green pass
Controllo del Green pass
Controllo del Green pass
Controllo del Green pass

Tra i pochi lavoratori rimasti fuori dai cancelli delle fabbriche e la maggioranza che ha invece timbrato il cartellino dopo aver effettuato un tampone, venerdì, primo giorno di obbligo di green pass nelle aziende, è scivolato via senza disordini né significative tensioni a Verona. Ma cosa accadrà da lunedì, quando una notevole parte di quegli oltre 70mila, tra dipendenti e autonomi, non riuscirà a trovare posto in farmacia per fare un test e ottenere così il certificato verde?

La Cgia di Mestre ha stimato che saranno 210mila i lavoratori del Veneto che non potranno recarsi in fabbrica o in ufficio perché impossibilitati a farsi il tampone e avere quindi il green pass. Accadrà perché le farmacie e le strutture pubbliche e private dedicate a questo servizio non sono in grado di compiere giornalmente un numero di test sufficienti per coprire la domanda. Queste persone quindi, loro malgrado, saranno costretti a rimanere a casa senza retribuzione.

Secondo i calcoli sarebbero poco più di 300mila infatti i lavoratori del Veneto senza il certificato verde. Per accedere al proprio posto di lavoro dovranno fare ogni due giorni, fino alla fine dell’anno, il tampone per ottenere il green pass. Il problema non è solo economico: il singolo lavoratore, che va in azienda dal lunedì al venerdì e ha quindi bisogno di tre test a settimana, verrebbe a spendere 180 euro al mese che diventano 450 se si stima la spesa da metà ottobre fino al termine del decreto.

C’è però anche una questione pratica da risolvere: attualmente l’offerta è molto inferiore rispetto alla domanda. Venerdì, ad esempio, il numero di tamponi realizzati in Veneto è stato pari a poco più di 84 mila, ma nei prossimi giorni ha assicurato l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin «possiamo garantire tra gli 80 e i 90 mila tamponi al giorno, comprendendo anche quelli somministrati dalle mille farmacie che hanno aderito al protocollo».

Una stima analoga, basandosi sul calcolo realizzato dalla Cgia, è possibile farla anche per Verona. Ne risulta che tra test realizzati dall’Ulss 9 e nelle farmacie della provincia si arriverebbe a quota 20mila al giorno. Significa che 50mila lavoratori rischiano di trovarsi senza la possibilità di fare il tampone. A questo, come sottolineato nei giorni scorso dai sindacati, si aggiungerà il problema che i non vaccinati si riverseranno nelle farmacie e nei punti allestiti dall’Ulss nelle stesse fasce orarie, al mattino presto, all’ora di pranzo o alla sera. Per l’associazione degli artigiani, questo non rappresenta «solo un problema economico e sociale che rischia di mettere a repentaglio la tenuta produttiva di moltissime attività economiche del Veneto, ma costituisce anche seria violazione del diritto al lavoro», fermo restando che «il Covid va sconfitto con la prevenzione, aumentando il numero di immunizzati e con le disposizioni indicate dagli esperti».

Pone il problema e propone una soluzione, la Cgia: «Le strade sono due. Stabilire che il green pass si ottiene solo attraverso l’inoculazione del vaccino, eliminando così il problema dell’impossibilità di fare i tamponi a tutti, o mobilitare l’Esercito, la Protezione civile o non sappiamo chi altro, affinché vengano diffuse su tutto il territorio nazionale delle unità mobili in grado di fare i test».

Francesca Lorandi

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