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arriva la certificazione verde

Green pass, i ristoratori si dividono. «Regola limitativa, ma serve per la salute»

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Luca Nicolis verifica la distanza dei tavoli alla Bottega del vino
Luca Nicolis verifica la distanza dei tavoli alla Bottega del vino
Luca Nicolis verifica la distanza dei tavoli alla Bottega del vino
Luca Nicolis verifica la distanza dei tavoli alla Bottega del vino

Regole poco chiare, l’obbligo di assumere ruoli non adeguati alla categoria e un crescere di preoccupazioni in vista dei primi freddi. I ristoratori sono alle prese con l’ormai imminente obbligo del Green pass per i clienti che vogliano accomodarsi dentro i loro locali. E c’è chi già conta le disdette di prenotazioni per i coperti al chiuso.

Da domani, 6 agosto, infatti, per sedersi all’interno di bar e ristoranti bisognerà mostrare la certificazione verde. «Ci troviamo in una condizione di imbarazzo verso i clienti e nella riorganizzazione del lavoro», fa notare Luca Nicolis dell’Antica Bottega del Vino in via Scudo di Francia. «Le regole vanno rispettate e siamo pronti a farlo, ma servono regole e protocolli chiari. Da venerdì alcune persone dello staff saranno delegate a chiedere ai clienti di esibire il Green pass, ma il nodo resta quello della carta d’identità, che un cittadino non è obbligato a mostrare a noi, ma caso mai a un pubblico ufficiale. Sono dati sensibili e il ruolo dei controllori non dovrebbe essere nostro. Intanto», continua, «stiamo già contando una serie di disdette di famiglie con figli tra i 12 e i 15 anni non vaccinati, e anche la clientela russa è penalizzata dal fatto che il vaccino Sputnik qui non è riconosciuto, idem per chi arriva da San Marino. Gli 80 posti al coperto, in rispetto delle normative anti Covid, sono già stati ridotti a 45 e ora che il settore va a gonfie vele ci ritroviamo a fronteggiare nuove regole piene di lacune».

Marco Righetti è il titolare dell’Osteria Le Vecete in via Pellicciai e del Caffè Rialto in via Diaz. «Sto già ricordando telefonicamente la necessità del Green pass a chi prenota», dice, «ma mi sento a disagio a dover svolgere un ruolo che non mi compete e che senza dubbio provocherà discussioni. Se lo Stato vuole la certificazione, dovrebbe aumentare il numero delle forze dell’ordine adibite ai controlli. Ho cento coperti al chiuso e al Rialto, dove i posti sono 60 sarà ancora peggio visto che la clientela entra anche per un rapido caffè al banco e il viavai è continuo».

«Il servizio diventerà più lento», fa notare Marcello Saccardi dell’Enoteca San Lorenzo in corso Porta Nuova. «Ora per fortuna la gente sta principalmente all'aperto, ma con la brutta stagione sarà il tracollo. Inoltre in molti, anche se vaccinati, non riescono ancora a scaricare la certificazione».

Da Signorvino le disposizioni sono chiare. «Quattro dipendenti su 15 sono stati adibiti a chiedere la certificazione. Chi ne è sprovvisto non potrà entrare», spiega il titolare. «Noi però svolgiamo anche la vendita e in questo caso i clienti potranno accedere senza problemi». In corso Cavour alla trattoria Arco dei Gavi confidano nel buon senso degli avventori, mentre Jacopo Natale dello Yard Restaurant è talmente favorevole al Green pass che sta meditando di offrire una cena dopo Ferragosto a chi, non ancora vaccinato per scelta, si decida a somministrarsi la doppia dose. «La certificazione è limitativa per la ristorazione ma funzionale alla salute e al ritorno alla normalità», afferma. «Ci sono stati provvedimenti più fastidiosi e penalizzanti di questo. Chi non ha Green pass può stare all'aperto e spero che a ottobre le certificazioni siano ormai nelle tasche di tutti». .

Chiara Bazzanella

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